Ad un anno da Fukushima il mondo vuole più nucleare civile

Pubblicato il 26 Marzo 2012 - 11:04 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nonostante Fukushima, ad un anno dal disastro sisma-tsunami-incidenti nucleari dello scorso 11 marzo, si riaccende la corsa al nucleare civile.

Se Germania, Svizzera e lo stesso Giappone di Fukushima hanno annunciato lo stop al nucleare (ma per il Giappone si tratta di uno stop temporaneo), nel resto del mondo, sottolinea il Sole 24 Ore, continua a puntare sull’atomo civile.

Ad oggi, scrive Paolo Migliavacca citando i dati della World Nuclear Association, sono in funzione 433 impianti, contro i 431 di un anno fa, ce ne sono poi quattro in più in progetto (per un totale di 162) e cinque in più allo studio (in tutto, quindi, 329).  Secondo Morgan Stanley, poi entro la fine del decennio ci saranno 147 impianti in più.

In crescita, sottolinea il Sole 24 Ore, anche i consumi mondiali di ossido di uranio, la materia prima base da cui si parte per fabbricare le barre di combustibile: da 39.670 tonnellate nel 2006 essi dovrebbero salire quest’anno a 67.990, con un aumento del 71,4%.

Migliavacca ricorda il programma “Megatons to Megawatts”, firmato nel 1994 da Stati Uniti e Russia con lo scopo di ricavare combustibile nucleare per uso civile da 20mila testate atomiche ex sovietiche che dovevano essere smantellate in base ai trattati Start per la riduzione degli armamenti. In questo modo si voleva anche impedire che tali armi finissero in mani pericolose.

Il programma, però, ha portato gli Stati Uniti ad essere fortemente dipendente da questa energia, che entro un anno finirà. E proprio nel momento in cui più che mail gli Usa sono diventati dipendenti dalle forniture esterne. Fa notare Migliavacca che solo il’8,4% dell’energia che verrà utilizzata (19.724 tonnellate in tutto) è di produzione interna. E difficilmente si troverà qualcuno che potrà fornire le 640 tonnellate di uranio che al momento arrivano dalla Russia.

Così gli Usa, oltre ad un incremento della produzione di energia elettrica da fonti alternative (che l’anno scorso, nota Migliavacca, ha superato l’apporto del nucleare) hanno pianificano anche un forte ritorno all’atomo civile: sono undici le centrali nucleari di prossima costruzione.