Terremoto Emilia, Ingv: “Il suolo sollevato di 12 cm”. La foto dal satellite

Pubblicato il 8 Giugno 2012 - 11:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il terremoto nel modenese del 29 maggio ha sollevato il suolo fino a 12 centimetri: lo dimostrano i dati dei satelliti radar Cosmo-SkyMed, dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), attivati dopo il sisma del 20 maggio su richiesta della Protezione Civile. I dati sono stati utilizzati da Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell’ ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr). Intanto le aziende cominciano a muoversi. ”Stiamo ripartendo. Non siamo stati ad aspettare le leggi. Senno’ eravamo ‘morti”’. Lo racconta all’ANSA Maria Gorni, presidente del Consobiomed, consorzio di una trentina di piccole e medie aziende del biomedicale di Mirandola, il distretto travolto dal terremoto e citato ieri dal presidente Napolitano come l’eccellenza che l’Italia non si puo’ permettere di perdere.

Gli stessi dati rilevati nel modenese indicano inoltre che in alcune zone, in particolare nell’area di Finale Emilia il suolo si è abbassato fino a 3 centimetri, che la deformazione del suolo e’ orientata prevalentemente da Est verso Ovest e che la faglia che ha causato il terremoto del 29 maggio si colloca nella continuazione verso Ovest di quella del terremoto del 20 maggio. Si completa cosi’ il quadro delle deformazioni permanenti provocate dai due terremoti avvenuti in maggio in Emilia, ha osservato il direttore della missione Cosmo-SkyMed dell’Asi, Alessandro Coletta. Le misure relative al sollevamento del suolo nel modenese si affiancano infatti a quelle analoghe fatte dopo il terremoto del 20 maggio nel ferrarese, quando era stato rilevato un sollevamento del suolo fino a 15 centimetri.

Misurare spostamenti del terreno di pochi centimetri su aree molto estese e’ stato possibile grazie ad una tecnica chiamata ‘interferometria differenziale’, che permette di combinare le immagini ottenute dai satelliti radar. Le misure riguardano un’area di circa 50 chilometri quadrati tra Mirandola e San Felice sul Panaro, nella provincia di Modena. L’immagine elaborata dall’Ingv è una mappa dei movimenti del suolo, con cerchi concentrici nei quali i diversi colori indicano una deformazione del suolo di 1,5 centimetri: sommando i cicli di colore si ottiene lo spostamento massimo del suolo avvenuto in seguito al terremoto del 29 maggio.

La seconda immagine, dell’Irea-Cnr, indica in rosso le zone che hanno subito il maggior innalzamento, mentre le aree stabili sono in verde. In entrambi i casi sono state combinate le immagini riprese dai satelliti Cosmo-SkyMed prima del terremoto, ossia la sera del 27 maggio, e dopo il sisma, il 4 giugno.

Gorni non ha dubbi: ”dei nostri associati non e’ stato fermo nessuno, non abbiamo aspettato i vigili del fuoco. Gli imprenditori sono entrati di notte per portare via quello che si poteva salvare. Io l’ho fatto a mio rischio, con la mia famiglia. Non ho fatto venire nessun dipendente. Ci mancherebbe”. Gorni guida l’unico raggruppamento di un distretto che vede pero’ operare anche multinazionali e altre imprese che non fanno parte del consorzio. Vede del terremoto l’enorme parte negativa: ”la distruzione, le vittime, e anche il fatto che si’, delle aziende da qui se ne andranno”.

Ma anche una positiva: ”mai in Italia si era parlato del biomedicale mirandolese. Ora ci si e’ accorti che esiste un’eccellenza. Qualcuno se ne andra’, ma grazie a questo qualcuno altro potrebbe arrivare”. Lo si deve anche alla visita di Napolitano? ”Ogni cosa e’ importante, l’ho trovata giusta. E’ quel che doveva fare. Ma le dico una cosa: io ieri non sapevo nemmeno se venisse a Mirandola… Dovevo lavorare”.