Italia condannata. “Disastro in dosi omeopatiche”: Luca Ricolfi

Pubblicato il 8 Luglio 2013 - 04:48 OLTRE 6 MESI FA

 “Il disastro si presenta in dosi omeopatiche, sotto forma di un declino tanto lento quanto inesorabile”.

Luca Ricolfi, la Stampa, 7 luglio 2013.

Per questo

Italia condannata. "Disastro in dosi omeopatiche": Luca Ricolfi

Luca Ricolfi: “Un disastro in dosi omeopatiche ma inesorabile aspetta l’Italia”

l’ Italia è in ogni caso condannata a proseguire nel suo inesorabile declino, magari con meno scossoni degli ultimi tempi, magari dolcemente, come in una cura omeopatica, appunto, ma senza rimedio.

La tesi, amara, pessimista, ma riscontrabile ogni giorno da tutti, è di Luca Ricolfi, in un editoriale scritto per la Stampa. Ricolfi arriva a quella conclusione partendo da una analisi della austerità e di come essa sia stata somministrata in Italia.

Dire che la austerità ha fallito è una mezza verità, afferma Luca Ricolfi.

Della austerità, scrive Luca Ricolfi,

” Noi abbiamo avuto solo la variante-Monti, che effettivamente ha messo in ginocchio il Paese, ma non abbiamo mai sperimentato la varianteAlesina”.

La via di Mario Monti alla austerità è molto vicina alla “variante statalista”,

“basata sull’aumento delle tasse e l’introduzione di ulteriori controlli nell’economia, mentre la “variante liberale, basata sulla riduzione della spesa pubblica e le liberalizzazioni del mercato del lavoro e dei mercati dei prodotti e dei servizi è quella sostenuta da Alberto Alesina, parzialmente adottata dalla Germania a partire dal 2003, ma in Italia non è mai stata sperimentata da nessun governo”.

Di conseguenza, deduce Luca Ricolfi,

“la vera questione oggi non è austerità-sì, austerità-no, ma è con quale politica l’Italia possa tornare a crescere. Qui sta il nodo, e qui si affrontano due visioni nessuna delle quali è di mera austerità, perché la situazione dei conti pubblici italiani non è più drammatica come negli anni scorsi, anche se resta molto grave sul versante del debito.

“Secondo la prima visione è inutile illudersi che l’economia possa ripartire senza una riduzione delle aliquote immediata, drastica e permanente, da finanziare con un mix di impegni riformistici (liberalizzazioni e sburocratizzazione), riduzioni progressive della spesa pubblica, dismissioni del patrimonio dello Stato.

“Secondo l’altra visione, invece, si può procedere come al solito, navigando a vista, con misure a tempo (sgravi che scadono nel giro di 6,12 o 18 mesi), piccoli aggiustamenti di bilancio, senza un drastico scambio fra spesa pubblica e tasse”.

Opinione conclusiva di Luca Ricolfi è che la visione liberale sia quella giusta

“ma genera politiche inattuabili, se non altro perché siamo un popolo molto conservatore, a destra come (se non di più) a sinistra. E che la versione tranquillizzante della cultura di governo sia attuabilissima, ma generi politiche che non appaiono disastrose solo perché, in Italia, il disastro si presenta in dosi omeopatiche, sotto forma di un declino tanto lento quanto inesorabile. Questa, temo, è la trappola logico-politica in cui siamo impigliati”.