Cesare Lanza: Mario Calabresi direttore del Corriere della Sera, De Bortoli out

di Redazione Blitz
Pubblicato il 9 Aprile 2014 - 07:40 OLTRE 6 MESI FA
Ferruccio De Bortoli (foto LaPresse)

Ferruccio De Bortoli (foto LaPresse)

ROMA – È in corso un pesante attacco al ruolo di Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera. La faccenda mi sta a cuore. I motivi personali non c’entrano affatto. Ferruccio è stato un mio allievo, a parole affezionatissimo, in realtà non ha mai fatto nulla per me, nei miei vari momenti di difficoltà.

Non sono risentito per questo, certamente lui per questa piccola mancanza è assai più dispiaciuto di me. Il fatto è che ho assunto io Ferruccio De Bortoli quando dirigevo il Corriere di Informazione di Milano. Lui aveva vent’anni e forse meno, e mi bastarono (metà degli anni Settanta) poche settimane per capirne lo spessore, la bravura, la sapienza nei comportamenti, una classe da purosangue, l’astuzia… Gli predissi che, in qualsiasi campo, sarebbe diventato un grande dirigente, nel giornalismo o in altro.

Oggi insorgo perché cacciare Ferruccio De Bortoli, in questo momento politico e sociale, sarebbe una follia. (A lui consentirebbe di rendere perfette le mie previsioni, come dirigente si affermerebbe dovunque). E’ comunque qualcosa di più di un direttore di giornale. E’ un dirigente a tutto campo, un politico (sarebbe un ottimo ministro), un uomo equilibrato, capace di trarre lezioni dal passato e di saper guardare il futuro, previdente, attento. E onesto, incorruttibile. Sa dare e onorare garanzie.

Non gli debbo nulla e conosco anche i suoi difetti, non lo santifico. Molti, tranne lui anche se è dotato di autoironia, si divertirebbero, se scrivessi un raccontino sui nostri rapporti, sulla nostra “amicizia” (parola forse anch’essa ormai da multare, come la parola riforme). Il problema è che la meritocrazia non vale più niente, in Italia. E la mia coscienza si ribella.

I vertici di Rcs smentiscono. Per parte mia, ho informazioni abbastanza attendibili da indurmi a insistere.  Secondo le ultimissime, sfuma l’opzione di Giulio Anselmi alla carica di direttore editoriale. Si delinea più che mai il nome del successore, Mario Calabresi, affiancato da Cazzullo ed Ermini. 

La crisi tra de Bortoli e la proprietà del Corriere (in particolare Fiat) ha le seguenti radici. Ferruccio rivendica, a ragione, che il giornale è in salute, con i conti in ordine; non è giusto che il Corriere paghi i problemi e gli indebitamenti di Rcs; si è opposto con fermezza alla cessione della sede storica di via Solferino; ha denunciato, anche pubblicamente, la rissosità dei vari azionisti di RCS, che certo non aiuta il cammino del giornale; infine si è opposto al bonus (scandaloso ad avviso di molti) stabilito per il management e contestato, con minaccia di sciopero, dai sindacati.

Senza entrare nel merito, Ferruccio ha sobriamente spiegato di essersi mosso per evitare uno sciopero, che avrebbe impedito l’uscita di una prestigiosa intervista a Obama, e sarebbe coincisa sciaguratamente con il lancio della nuova veste grafica del concorrente, “La Repubblica”. Non ho altri mezzi per protestare ed esprimere solidarietà al direttore del Corriere. Ma questo è ciò che posso ed è questo che faccio, senza esitazioni. Del resto, penso che le mie opinioni siano condivise, per fortuna, da molti.