Internet, scarichi film? Ti potrebbero staccare la linea

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Ottobre 2015 - 14:34 OLTRE 6 MESI FA
Internet, scarichi film? Ti potrebbero staccare internet

(Foto d’archivio)

ROMA – Scarichi illegalmente film, telefilm, musica o altro materiale coperto da copyright? Attento: il provider potrebbe decidere di staccarti la connessione interne. E’ quanto successo ad alcuni utenti, che hanno denunciato quella che, secondo loro, è una violazione della privacy a Dario D’Elia di Repubblica. 

Il caso raccontato dal quotidiano romano è accaduto in una regione del Nord Italia, dove un piccolo gestore ha comunicato ai propri clienti la decisione di rescindere i contratti se questi non avessero smesso di scaricare contenuti dal web in modo illegale. Una decisione presa, secondo quanto sostiene lo stesso gestore, sotto la pressione delle grandi major, soprattutto americane, che detengono i diritti di film e telefilm spesso scaricati gratuitamente attraverso reti pirata.

 

Racconta D’Elia:

“Per correttezza abbiamo deciso di proteggere le nostre fonti poiché la priorità non è mettere qualcuno alla gogna, bensì far emergere una criticità degna di interesse. Tutto è iniziato con la segnalazione da parte di un lettore. Aveva ricevuto una comunicazione piuttosto informale – via mail e dunque senza valore legale – da parte del suo provider. Una società di modeste dimensioni del Nord Italia. Con la mail si intimava di terminare ogni (presunta) attività pirata online, nello specifico il download di materiale protetto da copyright. Si parla di soprattutto di film e telefilm.

“Ci sono arrivate numerose segnalazioni di utilizzo illecito del suo collegamento da parte di molteplici detentori dei diritti a mezzo diretto o dei loro uffici legali (Viacom, Paramount, Metro Goldwin Mayer e altre case di distribuzione). Esse contengono precisi dettagli relativi al materiale scaricato, agli orari di download, all’indirizzo IP utilizzato, alla titolarità dei diritti di chi effettua la segnalazione, il tutto con regolari recapiti di contatto, assunzione di responsabilità delle affermazioni contenute e firma digitale con certificato valido e confermato in merito all’autenticità del mittente e contenuto dei messaggi”. Il rischio è che i detentori dei diritti avrebbero potuto procedere per via legali – coinvolgendo anche l’azienda “come complice dell’attività” – se ogni azione illegale non fosse cessata. “Gentilmente le chiediamo di darci riscontro entro 48 ore. In caso di mancato o non corretto riscontro ci vedremo costretti a procedere con la disdetta del servizio”, così concludeva la mail”.

L’avvocato Guido Scorza, specialista nel settore del copyright, ci ha confermato l’anomalia della prassi, a prescindere dal fatto che l’utente avesse o meno scaricato materiale illegale.  (…) L’amministratore delegato del piccolo provider di questa vicenda ci ha confermato al telefono di ricevere centinaia di segnalazioni settimanali da parte delle major o studi legali. Lettere circostanziate con tutti i dettagli: file scaricato, orario di avvio e fine download, indirizzo IP, etc. Ovviamente manca il nome dell’utente, ma questo può saperlo solo il provider. La prassi è quella di informare del problema gli abbonati e contemporaneamente consigliare il controllo dei PC – per escludere il rischio di abusi perpetrati da altri.

(…) Non è chiaro quanto sia diffusa questo tipo di prassi fra i piccoli provider. (…) Il Garante delle Comunicazioni ha una sua procedura che prevede l’apertura di un’istruttoria per le verifiche del caso, ma normalmente ha a che fare con l’attività pirata di siti o piattaforme web, non singoli utenti. I provider quindi agiscono su indicazioni del Garante o per ordine dei giudici, che possono emettere provvedimenti di oscuramento di specifici domini.

Il consulente legale ci ha assicurato che in base alla sua esperienza sul campo i provider nazionali non hanno mai agito da poliziotti e mai lo faranno, a meno che non intervenga una modifica della legge in materia. Probabilmente i piccoli provider sono più vulnerabili alle presunte minacce degli intermediari che curano gli interessi dei detentori di copyright.(…)

Per quanto riguarda l‘attività di “spionaggio” svolta da alcune società specializzate nello scovare i pirati è probabile che le maglie legislative del mondo anglosassone siano più larghe. E spesso gli specialisti hanno sede proprio in queste realtà, che consentono una maggiore libertà d’azione in campo di investigazione digitale privata. In Italia questo non sarebbe possibile.

L’ultimo dettaglio riguarda i contratti dei provider. È possibile che una piccola società possa inserire qualche voce riguardante attività online non tollerate, come appunto il traffico pirata, e che quindi l’annullamento del contratto diventi plausibile. Ma sembra davvero un’eccezione alle pratiche più diffuse. Ad ogni modo non risolve il nodo della violazione della privacy attuata nei confronti del cliente da terzi. Ricevere una comunicazione di questo tipo è sempre spiacevole. A prescindere che l’utente sia responsabile o meno di pirateria bisogna ricordare che la sola mail non è un abuso. L’eventuale rottura del contratto dal provider invece sì.

È evidente che nel caso in cui si sia responsabili di download pirata sarebbe il caso di interrompere ogni attività a scopo cautelativo. E poi magari successivamente cambiare provider. In caso contrario, ovvero totale innocenza, sarebbe corretto affidarsi a un’associazione dei consumatori oppure rivolgersi direttamente ad Agcom oppure Corecom locale. In sintesi. La comunicazione di eventuali violazioni di copyright non è illegale. Il monitoraggio online per scovare eventuali pirati (in Italia) non è tollerato a meno che non sia un’azione guidata dalla magistratura o dagli inquirenti. I privati potrebbero far valere le prove raccolte in autonomia di fronte alla Giustizia, ma il passaggio non è scontato.

Il rischio di violazione della privacy è fortissimo. Dopodiché è discutibile la minaccia dei detentori di copyright nei confronti dei provider e anche quella di quest’ultimi nei confronti dei clienti finali. La sospensione di un servizio Internet, a causa di pirateria, è presumibilmente un abuso di diritto, a meno che nel contratto non sia presente una voce specifica che contempli l’opzione”.