Rai. Gubitosi sfida Parlamento. La Commissione di Vigilanza che vuole?

Pubblicato il 2 Agosto 2013 - 06:32| Aggiornato il 1 Settembre 2013 OLTRE 6 MESI FA
Rai. Gubitosi sfida Parlamento. La Commissione di Vigilanza che vuole?

Luigi Gubitosi: non riconosce l’autorità della Commissione di vigilanza

Repubblica, il quotidano più comprato in edicola dagli italiani, per tradizione giustamente critica della gestione Rai, sembra avere subito il fascino incomprensibile ai più di Luigi Gubitosi e ha  assunto un atteggiamento più favorevole al direttore generale Gubitosi che non alla Commissione parlamentare di Vigilanza.

Forse dipende dal fatto che a presiedere la commissione non c’è più l’incommensurabile retore Sergio Zavoli, una specie di Garibaldi della tv (ma solo nel senso che pochi ne hanno mai parlato male), bensì, orrore degli orrori, Roberto Fico, un seguace di Beppe Grillo.

Certo non è facile capirlo, anche perché Aldo Fontanarosa, autore dell’articolo, è un tipo freddo, non molto suscettibile di facili entusiasmi. Anche il titolo, che forse di Fontanarosa opera non è, lascia a bocca aperta:

“Il dg Gubitosi: massimo rispetto per la commissione di Vigilanza, ma c’è chi passa il segno. Molto bene gli incassi da canone. Bilancio Rai? Rispondo al Tesoro”.

L’articolo sembra più adatto a Usa – Siria:

“Il grillino Roberto Fico, presidente della commissione di parlamentari che vigila sulla Rai, che scrive: «Restiamo uniti. La linea sarà ferma e giustamente dura. Io non mi fermo ». E i deputati Michele Anzaldi (Pd) e Bruno Molea (Scelta Civica): «Se Viale Mazzini non ci risponde, chiederemo subito chiarimenti ai ministri competenti ». A Saccomanni, dunque, e a Zanonato.

“Lo scambio ferragostano di email chiarisce bene i sentimenti che prendono corpo in seno alla Vigilanza Rai. Bersaglio di tanta rabbia è il direttore generale della tv di Stato, Luigi Gubitosi. Al quale si contestano due peccati. Uno formale, uno di sostanza. Il manager non avrebbe fornito ai parlamentari della Vigilanza Rai l’ultima “riprevisione del bilancio”, istantanea aggiornata sui conti di Viale Mazzini («siamo in contenzioso», ricorda Fico ai deputati). E in generale avrebbe sdrammatizzato la crisi della tv pubblica, proprio mentre l’indebitamento finanziario si aggrava”.

Quello che segue ha un cattivo odore.

“Alla ripresa, Gubitosi prepara la sua controffensiva. Venerdì 6 settembre, il direttore generale renderà pubblica una semestrale a suo parere rassicurante. Anche se sono in difficoltà, le famiglie continuano a pagare il canone senza defezioni. Il flusso regolare di questa entrata permetterà alle reti di Stato di imbrigliare il “mostro” dell’indebitamento finanziario. Che non dovrebbe superare i 60-70 milioni. Almeno per il momento.

“Gubitosi, poi, metterà in campo altri strumenti per limitare idanni (economici) nella seconda parte del 2013. Il direttore generale, ad esempio, vuole cedere i crediti Iva che la Rai maturerà verso lo Stato, a una banca o a una istituzione finanziaria. Il meccanismo gli permetterà di incassare un po’ meno soldi, ma con la necessaria tempestività.

“Anche qui, apriti cielo. In Vigilanza sono pronti a impallinare questa ulteriore mossa. Perché Gubitosi non avrebbe informato il Parlamento dell’idea; perché l’operazione dei crediti Iva vale 40 milioni e dunque andrebbe oltre i poteri che la legge attribuisce al direttore generale”.

Leggete queste righe, è un incrocio tra Male e Vernacoliere, solo che non è per ridere, ma sul serio:

“Con il suo staff di manager”,

scrive Aldo Fontanarosa,

“Gubitosi ragiona sulla tempesta politica che lo investe in questo difficile agosto”.

E poi ancora quella orribile parola, due volte in due righe, che faceva inorridire Gilberto Govi:

“Il manager nutre sacro rispetto per il Parlamento”,

sembra scritto sotto dettatura.

“Nello stesso tempo pensa che il suo interlocutore naturale, a proposito di conti, sia il ministero dell’Economia (azionista dell’azienda). All’Economia, quindi, Gubitosi ha inviato l’ultima “riprevisione del bilancio” che la Vigilanza lamenta di non aver ricevuto”.

Il problema è che quel che pensa Gubitosi non è forse la realtà.

Terza volta la parolaccia:

“Il manager è anche sorpreso per gli attacchi su questa storia dei crediti Iva. Viale Mazzini ha fatto un bando pubblico per dare notizia della cosa, e non si è certo mossa in modo clandestino. In generale, Gubitosi si chiede se i parlamentari (renziani e grillini) lo assillerebbero su iniziative del tutto legittime se la Rai godesse delle speciali tutele di chi è quotato in Borsa”.

Il peccato è nel linguaggio: dire che il Parlamento “assilla” un dirigente di una azienda pubblica è un po’ fuori dal mondo. Confrontare poi la Rai con una società privata quotata in borsa suggerisce aggettivi molto forti, da querela. Resta però il fatto che se a Gubitosi non andavano le regole del gioco, non doveva accettare il job.