Renzi boom. Corriere della Sera. Staffetta De Bortoli-Calabresi rinviata?

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 28 Maggio 2014 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Renzi boom. Che fa il Corriere della Sera? Staffetta De Bortoli-Calabresi rinviata

Renzi boom. Che fa il Corriere della Sera? Staffetta De Bortoli-Calabresi rinviata

ROMA – Renzi boom. Che fa il Corriere della Sera? Staffetta De Bortoli-Calabresi rinviata. Larghe intese di Governo rafforzate perché Matteo Renzi ha sbaragliato la concorrenza e vinto la sua scommessa; complicate intese in Rcs rafforzate perché dei soci forti resta solo Fiat, visto che gli altri, da Mediobanca a Intesa a Pesenti alleggeriscono le partecipazioni azionarie, mentre i candidati a diventarlo, Della Valle e Cairo, non si sono presentati nemmeno all’assemblea.

È di questi giorni la notizia, invece, che i fondi Invesco americani sono tornati il 22 maggio sopra il 5% del capitale Rcs raggiungendo nel dettaglio una quota del 5,026%. La partecipazione è posseduta indirettamente in gestione non discrezionale del risparmio.

Tregua Della Valle-Elkann. La fase degli insulti ha lasciato il posto alla tregua Elkann-Della Valle: non ci sarà nessun aumento di capitale, con le banche si è aperta una fase negoziale per ridiscutere il debito, “Della Valle è una persona pratica, s’è messo l’anima in pace” chiude la questione Elkann. E il direttore del Corriere della Sera? La staffetta al momento è finita in stand-by. Ferruccio De Bortoli non ha nessuna intenzione di mollare, Mario Calabresi, indicato da Elkann per la successione, resta per ora a La Stampa.

Staffetta De Bortoli-Elkann in stand by. Non è in programma nessun consiglio d’amministrazione di Rcs Mediagroup per affrontare il tema del direttore del Corriere della Sera, ha confermato il consigliere Piergaetano Marchetti, a margine dell’assemblea di Italmobiliare. Il tema, però, è ben presente per l’amministratore delegato Scott Jovane, che smentisce (ancora pochi giorni fa) solo la convocazione di un cda ad hoc ma che la sostituzione la mette in conto eccome: nei grandi quotidiani internazionali c’è molto fermento, ha premesso 6 giorni fa, “quindi non si esclude nessuno”.

La scelta di liberarsi di De Bortoli, si intuisce, è stata già fatta: resta da cucire il vestito nuovo del direttore aggiornandolo al clima politico mutato. Basti pensare alla investitura e poi alla strenua difesa di Giorgio Napolitano reggitore delle sorti repubblicane e costruttore di larghe intese (ultima la “lettera d’amore”, secondo Marco Travaglio, pubblicata prima delle elezioni con risposta impossibili se non in “qualche repubblica caucasica o nella Corea del Nord”). E a proposito di tutele, è presumibile, dati i rapporti di forza attuali, che sarà Napolitano ad aver bisogno di quella di Renzi pigliatutto .

Perché De Bortoli no, perché sì. De Bortoli si è lamentato della proprietà (“Non ho editore, mi stressate”, interpreta Cesare Lanza)), ha criticato pesantemente la vendita della sede storica di Via Solferino, si è mostrato contrario ai bonus milionari dei manager (al punto da minacciare le dimissioni anche per scongiurare uno sciopero redazionale il giorno dello scoop dell’intervista ad Obama). Ha contestato i ravvicinati aumenti del prezzo della copia in edicola (è previsto un ulteriore incremento a 1,50 euro). E’ inviso a un cda di cui, con il 20% di controllo societario, Fiat  è egemone.

Elkann vuole il 44nne Mario Calabresi, De Bortoli ha ormai superato le 60 primavere. E non intende mollare la poltrona, anche perché durante la sua direzione il Corriere è quello che ha guadagnato di più in redditività nel confronto con gli altri giornali importanti e in particolare La Stampa di Calabresi che continua a incrementare perdite significative. Fatto non trascurabile per gli investitori.