Cittadini “Mani di Forbice”: 80 mila occhi strabici sulla spesa pubblica

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 4 Maggio 2012 - 14:49 OLTRE 6 MESI FA

Enrico Bondi (Lapresse)

ROMA – Una pioggia di mail, una ogni 4 secondi, 40 mila (dato di giovedì sera), ha inondato le caselle di posta elettronica messe a disposizione del Governo per segnalare gli sprechi della pubblica amministrazione. I cittadiniM non si sono fatti pregare: hanno riversato le loro idee, i loro suggerimenti, le loro esperienze e la loro rabbia in un fiume di indicazioni su tagli, aggiustamenti e miglioramenti da fare per risparmiare quel mare di miliardi che l’esecutivo vuole recuperare attraverso la spending review. Idee intelligenti, qualcuna. Demagogia, abbastanza. La voglia di tagliare e denunciare gli sprechi negli italiani è molta ed è forte, ma il bersaglio grosso quasi sempre sfugge.

Auto blu e stipendi dei parlamentari le voci più citata dai cittadini desiderosi di partecipare alla sforbiciata che si preannuncia in arrivo. Voci che più che a reali, corposi risparmi, danno corpo all’antipolitica, ad una voglia di rivalsa nei confronti della casta che del nostro denaro usa e soprattutto abusa. E poi molte idee concrete, che nascono dalla personale esperienza quotidiana. Medici, amministratori, dipendenti pubblici che denunciano e raccontano cosa non va e dove si spreca nei loro rispettivi settori. Suggerendo poi anche soluzioni alternative.

Il Corriere della Sera ne pubblica molte: “Sarebbe opportuno — segnala un medico — valutare l’eliminazione negli Irccs dei Consigli di indirizzo e verifica (Civ), organi formati da cinque componenti che hanno un costo annuo di circa 200 mila euro”. Oppure, “negli ultimi 15 anni (al ministero dell’Interno) c’è stato un aumento dei posti di dirigente. Le cose funzionavano molto meglio prima, con meno dirigenti. Tagliate! Vogliamo parlare dei prefetti (e vice prefetti)? Tagliate!”. E ancora, la denuncia “dell’assurda situazione” in cui si trovano i “volontari in ferma prefissata” che aspettano di passare in Polizia: “circa 1600 persone, per lo più giovani e aspiranti non bamboccioni, avendo vinto un concorso come agenti di pubblica sicurezza sono “parcheggiati” per quattro anni presso le varie armi delle Forze Armate…”. Un parcheggio il cui “ticket” costa allo Stato 22,5 milioni l’anno. E poi un dirigente dei Vigili del Fuoco che racconta lo “spreco che rappresentano le direzioni regionali dei Vigili del Fuoco, uffici semifantasma creati per creare a loro volta posti per i dirigenti generali e primi dirigenti”.

Tutti sprechi veri e risparmi possibili. Ma rispetto agli 80 miliardi di spesa “rivedibile” che il Governo ha posto come obiettivo nel breve periodo, e ai quasi 300 miliardi nel medio periodo, sono poco più che gocce nel mare. Per carità, come diceva Toto “è la somma che fa il totale”, ma il bersaglio grosso gli italiani sembrano non vederlo. E bersaglio grosso sono gli enti locali, che spendono sena ritegno. Come ricorda La Stampa: “nella relazione presentata lunedì scorso al governo il ministro delegato alla spending review, Piero Giarda, ha segnalato l’“anomalia del finanziamento degli enti locali”. Dei 240 miliardi che nel complesso spendono, solo cento sono frutto di tributi propri. Il resto (140 miliardi) sono risorse che Comuni, Province, Regioni spendono senza risponderne di fronte ai cittadini”.

Leggendo queste cifre, fatte di centinaia di miliardi, si capisce a cosa il commissario agli sprechi, il cosiddetto “mister forbice” Enrico Bondi, dovrà mirare per portare a casa un successo. Ben vengano gli aggiustamenti segnalati dai cittadini, utili però, più che per risanare i conti economici, per dar sfogo e ripianare i conti, ma quelli “di pancia”, tra amministratori e amministrati. Tra i 40mila messaggi ricevuti dal Governo nei primi due giorni, oltre 18 mila mercoledì e circa 21 mila giovedì, quello che si trova, più che la soluzione al problema economico dell’Italia, è l’insofferenza dei cittadini, stanchi di vivere in una Paese che, a detta del ministro Giarda, a partire dagli anni Ottanta ha accumulato inefficienze, e se non fosse accaduto oggi lo Stato costerebbe 73 miliardi di meno.