Comunali: Pd illeso, Pdl contuso, M5S ferito grave dopo lo “scontro” col voto

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 27 Maggio 2013 - 19:54 OLTRE 6 MESI FA
Comunali: Pd illeso, Pdl contuso, M5S ferito grave dopo lo "scontro" col voto

Comunali di Roma, Ignazio Marino al seggio elettorale (LaPresse)

ROMA – Dall’incidente elezioni comunali n’è uscito fuori un illeso, un contuso e un ferito grave. L’illeso è il Pd, il contuso è il Pdl, il ferito grave è il Movimento 5 Stelle. Alla vigilia si pronosticava: Pdl illeso, M5S contuso, Pd ferito grave.

E invece il Pd è nettamente primo a Roma, si gioca Brescia a testa a testa, resiste in tutte le roccaforti rosse da Siena a Imola, sorpassa il centrodestra nella Treviso dello sceriffo leghista Gentilini, poi anche a Imperia e Viterbo.

Il verdetto finale arriverà però dai ballottaggi il 9 e 10 giugno prossimi, nella stragrande maggioranza dei comuni capoluogo. Ma pochi si aspettavano un risultato così dal Partito democratico, scottato dalla non vittoria alle politiche, logorato dal sostegno al governo di grande coalizione, dilaniato da faide interne e a rischio scissione.

Per il Pd paga, in questa tornata di elezioni comunali, l’aver conservato quasi tutti i requisiti del partito “vecchia maniera”, capace di articolarsi sul territorio e di esprimere amministratori e candidati tali da conquistare o mantenere il consenso. Rientra nelle prerogative del Pd anche l’incapacità di godersi le vittorie, fra Debora Serracchiani che dichiara: “Io e Marino vinciamo nonostante il Pd” e Marino che dà la colpa della scarsa affluenza al “governo di grande coalizione” (che lui non ha votato).

Il Pdl soffre, non da oggi, la sua natura più “liquida” e di partito personale che fatica a selezionare personalità convincenti. Al Nord il centrodestra arretra soprattutto per il momento difficile della Lega Nord, ancora provata dagli scandali e dal tramonto di Bossi.

Mentre il Movimento 5 Stelle risente più degli altri dell’alta astensione che asciuga il voto di protesta. Un caso di scuola è Roma: Grillo prende meno della metà dei voti delle politiche anche per i discutibili criteri di selezione delle candidature. Il non brillantissimo Marcello De Vito è stato scelto da 533 militanti che hanno votato alle primarie online. Ignazio Marino ha vinto le primarie pd con 50 mila voti. Terzo fattore è il “not vaffa in my back yard”, la minore capacità di seduzione che l’opzione-vaffa esercita sul voto locale. Un conto è mandare un paladino del “tutti a casa” in Parlamento, un conto è mettercelo ad amministrare la propria città.

Nel gioco delle bandierine, 9 capoluoghi erano del centrosinistra e 7 del centrodestra. Quasi tutti andranno al ballottaggio e in quasi tutti è in vantaggio il centrosinistra. In nessuno il candidato che insegue è espresso dal Movimento 5 Stelle.