Comunali Roma, ritratto di candidato: Alemanno, Marino, De Vito, Marchini, Medici

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 22 Maggio 2013 - 14:56 OLTRE 6 MESI FA
Comunali Roma: la sfida e i candidati. Alemanno, Marino, De Vito, Marchini, Medici

Alfio Marchini, Marcello De Vito, Gianni Alemanno, Ignazio Marino (LaPresse)

ROMA – Comunali Roma 26 e 27 maggio: ritratto e probabilità di vittoria dei principali candidati sindaco.

Vanno a votare 2.119.000 elettori, che dovranno scegliere fra 19 candidati appoggiati da 40 liste.

Gianni Alemanno, Ignazio Marino, Alfio Marchini, Marcello De Vito, Sandro Medici e altri 14: in una scheda elettorale lunga un metro c’è il nome del prossimo sindaco di Roma, che governerà la capitale fino al 2018. Conosciamoli, a partire dal primo cittadino in carica.

Leggi anche: Comunali 2013. Come, dove e quando si vota 

Gianni Alemanno. Il suo mandato sembrava ormai un esperienza conclusa sotto una meno di mezzo metro di neve, quella che ha paralizzato Roma nel febbraio del 2012. Qualche mese prima, il 20 ottobre 2011, la Capitale era andata in tilt per un temporale. Un po’ di sfortuna e tante mosse sbagliate avevano fatto di “Calamity Gianni” lo zimbello dei romani. Ma lui è ancora lì e se la gioca, dopo un quinquiennio suo malgrado “memorabile”.

Ripercorriamolo. Il 2009 è l’anno delle crociate contro lavavetri, prostitute e movida e della gestione “distratta” dei Mondiali di nuoto. Il 2010 è l’anno della bocciatura di una grande idea alemanniana: il Gran Premio di F1 all’Eur. Si chiuderà in autunno con lo scoppio di Parentopoli: pioggia di assunzioni per chiamata diretta all’Atac e all’Ama. Nel 2011 a Roma si spara: 33 omicidi. Alemanno se la prende con le fiction “violente” come Romanzo Criminale o Il Capo dei Capi. E mentre la questione rifiuti non sembra risolvibile con la semplice proroga di Malagrotta, lo sgretolamento – crollo dopo crollo – del Colosseo è il simbolo dello stato di salute della città. Il 2012 si apre con il no del governo Monti alla candidatura di Roma alle Olimpiadi 2020, poi la neve, il fallimento della differenziata che ingigantisce la questione monnezza, l’inaugurazione a singhiozzo della metro B1 e gli interminabili lavori – conditi da inchieste – alla metro C. L’anno si chiude con l’implosione della giunta Polverini che sconquassa tutto il Pdl Lazio e un commissariamento evitato per il rotto della cuffia, dopo che il bilancio 2012 è stato approvato con 11 mesi di ritardo. Il 2013 saluta  con l’arresto di Riccardo Mancini, braccio destro di Alemanno, indagato per appalti e corruzione.

Pochi sono i punti a favore di Alemanno sul risanamento del bilancio comunale, rifiuti, trasporto pubblico, gestione delle municipalizzate, sicurezza, risposta alle emergenze. Ma questo non conta niente. Non bisogna commettere un’altra volta l’errore di darlo per spacciato. È la terza volta che si candida alle Comunali e non è per niente detto che la sua storia politica finisca qui.

Quando si presentò nel 2008 non erano in molti a scommettere su di lui: era quello che aveva straperso contro Veltroni nel 2006. Insediatosi in Campidoglio risulta impopolare sin da subito. Se ne accorge anche il suo partito, il Pdl, che dà Roma per spacciata. Oppure, nei momenti di ottimismo, pensa di candidare Giorgia Meloni al posto dell’ex segretario del Fronte della Gioventù.

Nel 2011 Alemanno – con il governo di centrodestra prima diviso, poi in crisi, quindi in rotta – dà l’estrema unzione al Pdl e a Berlusconi, nel 2012 sembra sul punto di intrupparsi con Monti. Poi annusa l’aria che tira, riscopre l’imprescindibilità del risorto Berlusconi e cerca di imitarlo su scala romana, ponendosi come unico baluardo del centrodestra nelle macerie del Pdl laziale. Anche perché nessuno vuole mettersi a combattere una battaglia data per persa.

Invece Alemanno riprende quota, anche grazie ai mille crediti che può riscuotere “sul territorio” dopo cinque anni prodighi di assunzioni, consulenze e assegnazioni di appalti.

È quello che ha speso più di tutti per la campagna elettorale finora: 700.000 euro. Raccolti grazie ai maggiorenti del Pdl locale che si sono compattati al suo fianco e grazie al potentissimo e trasversale partito del cemento, che guardava con molto interesse al piano casa che – per fortuna dell’Agro romano – non è riuscito a portare a termine.

Su Youtube imperversa un suo spot in cui spiega, in puro berlusconese, come la sinistra che “aveva governato la città per 30 anni”, lasciandola “in ginocchio”, con “un ostruzionismo scellerato ha tentato di impedire la nostra azione di risanamento”. Sui manifesti 6×3 parla di un -14% di reati in cinque anni. Un dato smentito dai numeri forniti da Sistar Lazio ed Eurispes.

Ma sono dettagli. Se, come è probabile, Alemanno arriverà al ballottaggio, la probabilità di un bis non è poi così remota, soprattutto se riuscirà ad apparentarsi con Alfio Marchini.

Continua con: Ignazio Marino, Marcello De Vito, Alfio Marchini, Sandro Medici