Banche in sicurezza: questa volta è andata bene ma…

di Giuseppe Turani
Pubblicato il 1 Luglio 2016 - 12:36 OLTRE 6 MESI FA
Banche in sicurezza: questa volta è andata bene ma...

Banche in sicurezza: questa volta è andata bene ma…

ROMA – Giuseppe Turani ha scritto questo articolo dal titolo “Banche in sicurezza” anche per il sito Uomini & Business.

1- L’intesa era già stata raggiunta, a quanto pare, nella giornata di domenica. I giri burocratici e politici dell’Unione europea hanno fatto sì che la notizia fosse anticipata dai giornali giovedì pomeriggio, a Borse aperte. Forse parlare di insider trading involontario è eccessivo, ma certamente c’è stata una notevole turbativa di mercato: i titoli bancari sono schizzati subito verso l’alto. Una leggerezza incomprensibile da parte di un’istituzione come la Commissione europea, che dovrebbe essere il massimo di trasparenza e di correttezza in Europa.

2- Solo a tarda sera è giunta la precisazione che i 150 miliardi non saranno utilizzabili per irrobustire il capitale delle banche “deboli”, come sarebbe logico, ma solo per sottoscrivere, eventualmente, dei bond emessi dalle stesse per far fronte ai buchi dei crediti inesigibili. In sostanza, in questo modo si cerca, almeno sul piano formale, di aggirare il sospetto che la Commissione abbia consentito aiuti di Stato alle banche in difficoltà. E invece proprio di questo si tratta, al di là della finzione. Non sarebbe stato meglio intervenire direttamente sul capitale, come è stato fatto dal 2008 in avanti in altre realtà, e con molto successo? Ma l’Europa ha i suoi riti da rispettare: nessun aiuto di Stato alle banche, anche quando si sta facendo appunto questo. Bizantinismi inutili.

Questa volta è andata bene. C’è stato un po’da discutere con la Germania, ma alla fine il via libera di Bruxelles è arrivato: l’Italia potrà utilizzare fino a 150 miliardi di fondi pubblici per sostenere le sue banche, che così da ieri sera sono tecnicamente salve e non costituiscono più un pericolo per nessuno. La somma di 150 miliardi copre infatti i tre quarti dei “cattivi crediti” dei nostri istituti.

Si conclude così una vicenda complessa e che è stata un tormentone dei listini borsistici: a ogni stormir di fronde, gli operatori si ricordavano che dentro le nostre banche c’erano circa 200 miliardi di crediti inesigibili, e quindi cominciavano a vendere. Scivoloni da paura e azionisti (grandi e piccoli) imbestialiti. In tutto questo tempo (mesi e mesi) le autorità hanno continuato a dire che le  banche italiane erano solidissime. Ma non era vero: dentro c’era appunto quella specie di maxi-buco nero da 200 miliardi.

Nei giorni scorsi, approfittando un po’ della confusione creata dalla Brexit e del fatto che per la signora Merkel l’Italia è diventata strategica (uno dei pochi alleati di peso su cui può contare) i nostri, guidati da Renzi, si sono fatti avanti e hanno gettato le carte sul tavolo: servono almeno 150 miliardi per mettere le banche italiane in sicurezza. Si possono immaginare le urla tedesche.

Ma nemmeno la Germania ha tutti i conti bancari a posto, e quindi alla fine, con l’amarezza nel cuore, ha dato via libera a Bruxelles: l’Italia potrà spendere i 150 miliardi. Soldi che forse non verranno nemmeno spesi tutti. Si tratta infatti di una maxi-cintura di sicurezza. Se queste banche dovessero andare davvero nei guai e se i loro azionisti si facessero da parte, allora lo Stato si farà avanti e sottoscriverà gli aumenti di capitale necessari. Ovviamente, poiché nessuno ha voglia di nazionalizzare delle banche, una volta tornato a splendere il sole, queste azioni saranno ricedute al mercato. Se invece le banche riusciranno, in tutto o in parte, a cavarsela da sole (ipotesi solo teorica), lo Stato se ne starà buono buono in disparte.

Ma come mai una cifra così elevata? Come si è detto, i crediti inesigibili sono circa 200 miliardi. Il salvagente di 150 miliardi rappresenta la possibilità di intervento massimo in caso di disastro totale. Ma si pensa che non sarà necessario arrivare a tanto. In ogni caso la cifra stanziata, e concordata con Bruxelles, copre tutto e quindi depositanti, correntisti e (in parte) anche azionisti possono stare tranquilli.