Il jazz di Paolo Conte non ha profanato la Scala, semmai l’ha arricchita: la canzone d’autore nella classicità

Il jazz di Paolo Conte non ha profanato la Scala, semmai l’ha arricchita: la canzone d’autore è entrata nella classicità, demolito un vecchio tabù.

di Enrico Pirondini
Pubblicato il 27 Febbraio 2023 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA
jazz di Paolo Conte

Paolo Conte

Il jazz di Paolo Conte non ha profanato la Scala, semmai l’ha arricchita. Paolo Conte chansonnier sotto le stelle della Scala. La prima volta di un cantautore. Zittite le polemiche (troppe) dei bacchettoni.

 

Sappiamo come è andata: concerto memorabile, repertorio senza barriere, platea col “tutto esaurito”, standing ovation, bis conclusivo affidato ad un classico “Via con me”. Serata storica a lieto fine. Il concerto più discusso degli ultimi anni fomentato da  “una rissa intellettuale “(come ha scritto Alberto Mattioli) è finito in gloria. Infranto un vecchio tabù. La canzone d’autore è entrata nella classicità. Ora che le acque si sono calmate, due o tre cose vanno dette.

1) LA MUSICA, JAZZ INCLUSO, È UNIVERSALE

Sarà bene ricordarlo. La musica non ha luoghi prestabiliti. E poi la musica popolare, quando è superlativa, va bene ovunque, nel teatro lirico più famoso del mondo come in un piano bar di periferia. Per giorni è andata in scena una polemica polverosa che discuteva se Paolo Conte meritasse o no di essere il primo cantautore in scena alla Scala. Per fortuna il pubblico non si è posto il problema  e si è goduto un concerto che rimarrà nella storia di questo teatro.

2) LA SACRALITÀ DELLA SCALA NON È STATA PROFANATA

Il gusto novecentista di Conte non ha profanato il tempio della lirica, semmai lo ha arricchito. Il musicista di Asti sa fondere i generi, la canzone con il jazz e con l’orchestrazione quasi cinematografica. Conte ha anzi onorato la sacralità della Scala con un concerto intenso, davanti ad un pubblico entusiasta. Diviso tra chi questo luogo lo frequenta abitualmente e chi è venuto appositamente a vedere una serata-evento.

La musica, come diceva qualcuno, si divide solo in buona o cattiva. E Conte non ha neppure avuto bisogno di adattarsi alla bisogna perché lui stesso è già un classico e il suo repertorio discende spesso dal melodramma ricamato con il jazz.

3) L’UOMO GIUSTO AL POSTO GIUSTO

Va detto: serata magica. Non ci sono altri artisti italiani con la statura e la credibilità musicale per tenere un concerto di questo genere in un posto così senza sembrare fuori luogo. Dunque  l’uomo giusto al posto giusto.

Numerosi gli artisti presenti come Giuliano Sangiorgi, Madame, Lucio Corsi, Motta, Vinicio Capossela, Biagio Antonacci, Jack Savoretti, Cattelan e Isabella Ferrari. La ritualità del Teatro è stata rispettata anche nei dettagli. Ad esempio le locandine appese alle pareti con il programma del concerto.

E c’era pure, acquistabile, il programma di sala con i testi delle canzoni, come se fosse il libretto di un’opera. Paolo Conte è arrivato alla Scala solo a 86 anni ma la sua musica rimarrà per tanto e tanto tempo a venire. Fine delle polemiche.