Il ponte tra Calabria e Sicilia si chiama desiderio, il progetto decennale e l’improvvida iniziativa giudiziaria

Il ponte tra Calabria e Sicilia si chiama desiderio, i pro e i contro di un progetto decennale che divide verticalmente l'Italia, dubbi al Sud su un uso migliore de isoldi

di Bruno Tucci.
Pubblicato il 25 Febbraio 2024 - 08:34
Il ponte tra Calabria e Sicilia si chiama desiderio, il progetto decennale e l'improvvida iniziativa giudiziaria

Il ponte tra Calabria e Sicilia si chiama desiderio, il progetto decennale e l’improvvida iniziativa giudiziaria

E’ un ponte che si chiama desiderio. Si, proprio quello che dovrebbe unire la Calabria alla Sicilia, una striscia di mare su cui le polemiche divampano da anni, da quando nacque l’idea che era indispensabile costruire un’opera che avrebbe dato sicuramente lustro all’Italia.
Il progetto ha sempre diviso il Paese: si e no con opinioni assai divergenti, ma comunque sempre aspre.
Chi sono i fautori dell’iniziativa? Oggi, in primo piano,  campeggia il nome di Matteo Salvini che non molla di un centimetro il suo proposito. Ritiene che il ponte vorrà dire ricchezza per il commercio e per i rapporti economici internazionali.
Oltre a creare tanta manodopera di cui il Mezzogiorno ha estremo bisogno. Il leader del Carroccio è talmente convinto delle sue parole che ritiene “stolto” chiunque si opponga.
Matteo Salvini deveo combattere sopratutto con coloro i quali dicono che la Sicilia ha altre priorità. Ad esempio: il vice premier sa quante ore ci vogliono per andare in treno da Palermo a Trapani? Nove. Insomma, si fa prima ad atterrare a New York.
Non è la sola “tragedia” dell’isola: le strade sono insufficienti dappertutto, le ferrovie sono ferme agli anni cinquanta se si paragonano con l’alta velocità che divide Roma da Milano.
Insomma, è il solito refrain: esistono due Italie e questo non entra in testa a chi insegue “sogni” che non risolvono i problemi delle due regioni.
In Calabria, la situazione è la stessa, se non addirittura peggiore: c’è una strada, la 106 che va da Taranto a Reggio, di cui in certi tratti è praticamente impossibile servirsi. La chiamano l’arteria della morte per i gravissimi incidenti che si susseguono spesso quotidianamente.
Allora, sostengono da Catanzaro a Cosenza, da Vibo Valentia a Crotone, perché spendere tanti miliardi per un’opera che continuerà a lasciare indietro una buona parte del Mezzogiorno?
La verità è che oltre alle polemiche di carattere tecnico sono sopravvenute pure quelle di carattere politico.
“Ci mancavano”, dicono i benpensanti. “Se è così, è inutile continuare a discutere perché quando è il Palazzo ad intervenire tutto viene rimandato (eufemismo) alle calende greche”.
Chi è a favore e chi contro fra le forze che discutono in Parlamento? Chi si batte strenuamente per l’opera è Matteo Salvini,  il quale non ci pensa nemmeno a fare anche una piccola retromarcia. Con lui sono tutti i leghisti che non possono contraddire il loro leader.
Quindi, non è più un partito che guarda solo al Nord? Il tentativo di farne una forza nazionale il Carroccio lo ha provato, ma i risultati sono stati pressochè nulli, sopratutto perché ci si è messo di mezzo Antonio Conte.
Il quale, assai furbescamente, ha “inventato” il reddito di cittadinanza che dava ai meno abbienti la possibilità di ricevere uno stipendio senza lavorare. Chi avrebbe detto di no alla proposta dell’ex presidente del Consiglio? Pochi, se non nessuno. Cosicchè la possibilità che la Lega sfondasse anche al Sud non ha avuto chances.
Come mai, allora Salvini è cosi prepotentemente convinto che il ponte farà fare un salto al Mezzogiorno e pure al partito di cui è il numero uno? “La tigna”, ritengono coloro che lo osteggiano. E fra questi c’è una larga parte della sinistra che spinge per risolvere altri problemi al posto del ponte.
Gli alleati di Matteo non si oppongono : per ragioni di carattere politico (è ovvio), ma non combattono la stessa battaglia del loro compagno di cordata. Vuol significare che sono contrari Assolutamente no, ma la convinzione è lontana anni luce da quella di Salvini.
Chi è oggi minoranza non arretra di un metro e continua il suo braccio di ferro. Tre esponenti della sinistra, Fratojanni, Bonanni e la stessa Schlein hanno presentato un esposto all’autorità giudiziaria perché secondo loro non c’è il minimo di chiarezza sul progetto del ponte. Non è stato presentato al Parlamento nessuna carta o nessun documento che potesse far comprendere a onorevoli e senatori quale fosse realmente il progetto.
Non è stata una grande mossa politica anzi con la denuncia la sinistra ha formalmente subordinato la politica al potere giudiziario, una abdicazione dalle conseguenze incalcolabili.
La magistratura ha aperto immediatamente un fascicolo e subito i fautori del ponte hanno reclamato: “Si apre un’indagine su un ponte che ancora è in mente Dei”.
E’ ultima delle polemiche che riguardano l’agognata opera? Chissà? Forse si, forse no. Si sfoglia la margherita, ma con tutta probabilità continueranno a sfogliarla i nostri figli, se non i nostri nipoti. Eccolo il ponte dei desideri.