Inno italiano fischiato, pizza e mafia, tricolore calpestato: dopo anni ancora sbagliano con gli italiani

di Alessandro Avico
Pubblicato il 12 Luglio 2021 - 11:54 OLTRE 6 MESI FA
Inno italiano fischiato, pizza e mafia, tricolore calpestato: dopo anni ancora non conoscono gli italiani

Inno italiano fischiato, pizza e mafia, tricolore calpestato: dopo anni ancora non conoscono gli italiani FOTO ANSA

Hanno fischiato l’inno italiano, hanno riempito social, pagine di giornali e trasmissioni tv con lo stereotipo “pizza e mafia”, hanno calpestato il tricolore. Possibile che dopo tanti anni gli altri tifosi (e non solo loro) non hanno ancora imparato a conoscere come sono fatti gli italiani? “Non fischiate il loro inno, altrimenti si caricano”, ci aveva provato l’allenatore dell’Inghilterra Southgate a mettere in guardia i tifosi inglesi. E aveva ragione, perché come è successo già altre volte, gli italiani poi in campo arrivano a mille. 

L’inno italiano fischiato è stata la spinta finale

Gli azzurri alla partita erano già arrivati carichi, non solo perché si trattava di una finale, ma perché per giorni i tabloidi inglesi e i commentatori di alcune trasmissioni calcistiche, avevano ancora una volta tirato fuori lo stereotipo di pizza e mafia. Lo avevano fatto in Francia e in Germania nel 2006, ma anche in Spagna e Belgio in questo Europeo. Sappiamo tutti poi come sono andate le cose, ma evidentemente si guarda in casa degli altri solo quando fa comodo. 

Poi arrivano i fischi all’inno italiano. E allora ci si carica ancora di più. Lo ha spiegato anche Leonardo Bonucci, tra i migliori in campo. Quando hanno fischiato l’inno gli azzurri si sono caricati, è bastato guardarsi negli occhi. E alla fine la carica ha portato alla vittoria, contro chi quella coppa pensava di averla già in tasca, in casa, davanti a decine di migliaia di tifosi.

Passano gli anni, ma nessuno capisce gli italiani

E’ una storia che si ripete. Si pensa di destabilizzare l’ambiente, di mortificare i giocatori, ma la storia passata ci ha insegnato che nei momenti decisivi questa strategia con l’Italia non serve. Quando recentemente l’Italia ha perso, e anche male, nei precedenti Mondiale ed Europei, questi episodi non ci sono stati, oppure qualcuno ma non così eclatante. Non è quindi scattata quella molla, quella botta di orgoglio che invece è venuta fuori a Wembley. Non conoscono gli italiani sotto questo aspetto, forse non li conosceranno mai. E forse ci va bene così.