Tasse, pensioni: il pelo e il vizio dei partiti “Armiamoci e partite”

di Lucio Fero
Pubblicato il 1 Dicembre 2011 - 14:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Fosse l’ultima cena, il “Nazareno” Monti non avrebbe dubbi su chi tra poco lo “tradirà”: tutti quelli che siedono al tavolo. Siccome è soltanto l’ultimo week-end prima dei conti tosti e amari, il governo Monti più prosaicamente non sarà proprio “tradito”, ma “abiurato” sì, eccome. Da quasi tutti i partiti politici che lo votano in Parlamento che se hanno abbassato il pelo non hanno certo perso il vizio. Anzi il “pelo” si sta arruffando sia al Pdl che al Pd e, man mano, che ci si avvia al lunedì della manovra, intonano, gorgheggiano un corale: “Armiamoci e… partite”.

Il Pdl di Berlusconi dice al governo “Armati e vai”. Ma senza la patrimoniale. E anche senza l’Ici. Il Pd di Bersani dice al governo “Armati e vai”. Ma senza toccare le pensioni di anzianità e non sia mai i 40 anni di contributi, numero “magico e intoccabile” secondo la Cgil di Susanna Camusso che il Pd su questo lo tiene…diciamo in pugno. E l’Iva da aumentare? Pdl e Pd hanno “dubbi”, l’Idv di Di Pietro considera l’aumento un attentato al potere di acquisto. E la liberalizzazioni delle professioni? Gli avvocati stanno su questo al Pdl come la Cgil sta al Pd. E Cisl e Uil stavolta non “isolano” la Cgil. E, fuori dal Parlamento ma con i piedi ben piantati nell’elettorato e nel cuore della sinistra, Nichi Vendola è contro tutto, tranne una patrimoniale per i super ricchi.

Vuol dire che faranno cadere il governo Monti, che i partiti politici bocceranno in Parlamento la sua manovra? No, non “tradiranno”. Non subito almeno. Ma vogliono chiamarsi fuori, non mettere la firma. O meglio “firmare” solo ciò che costa loro rispettivamente di meno. Se fossero ascoltati davvero, ecco la risultante: manovra senza patrimoniale, Ici, aumento dell’Iva, blocco delle pensioni e innalzamento dell’età pensionabile e “dispetti” agli Ordini Professionali e “fastidi” alle aziende pubbliche di servizi. Sanno anche loro, lo sanno i partiti che non possono essere presi sul serio. Ma trovano serio, anzi doveroso, “fare la scena”. Pensando ciascuno così di tenersi buono una fetta di elettorato a “futura memoria”. Pensando di poter dire domani in elettorale campagna: “Io questo non lo volevo, mi ero tanto raccomandato non si facesse…”.

Un po’ diversa è la posizione dei sindacati: mentre i partiti fuori si mostrano, Cgil, Cisl e Uil reclamano di stare “dentro”. Vogliono, esigono la “concertazione”. Vogliono sapere prima quel che il governo farà. Ma non per amor di conoscenza, lo vogliono sapere prima per poter dire: no, questo no. Vogliono il “concerto” di un’orchestra in cui ciascun orchestrale ha il diritto di non suonare se la musica non gli piace. Dicono concertazione e intendono veto. Non è l’ultima  cena e non ci sono redentori. Però è sempre e ancora la stessa Italia, quella che ai piedi del calvario si raduna come per scalarlo e poi si scambia l’unica vera convinzione condivisa e concertata: “Avviati tu, io…magari vengo dopo”.