Trump l’incompreso: “Inventate bugie, voglio testa di chi le svela”

di Lucio Fero
Pubblicato il 27 Febbraio 2017 - 10:30 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Trump, l’incompreso. Non lo capiscono, tutti a dire che ce l’ha e non sopporta la stampa e il giornalismo, a raccontare del duello e guerra tra Casa Bianca e mass media. Tutti a dire che succede perché Trump non è stato appoggiato, anzi sempre criticato, ostacolato, sminuito dalla stampa americana e non solo americana. Ma non è così, non è per questo che succede.

Trump, incompreso da tutti o quasi, non è che litighi furiosamente con una stampa ostile, è accaduto anche ad altri presidenti. E’ che Trump sogna e predica un sistema senza stampa. Lui lo dice pure, non lo capiscono, non lo capiamo, forse non abbiamo il coraggio di capirlo.

C’è una frase chiave tra le tante in cui Trump esplicita quel che pensa e quel che vuole riguardo ai rapporti di coesistenza tra potere e informazione. La frase si compone di due asserzioni, entrambe nette. La prima asserzione del presidente, più volte ripetuta è che la stampa “inventa bugie”. Cose che non esistono, inventate appunto. E messe in giro da una stampa bugiarda per istinto, natura, scelta e abitudine.

La seconda asserzione è un secco e ultimativo “voglio la testa di chi fa rivelazioni alla stampa, di chi fornisce i documenti segreti”. Questi di cui Trump intima alla e varie polizie americane di portargli la “testa” sono definiti “infami” e “nocivi”. Dunque esistono, sono persone in carne e ossa e Trump vuole metterli in galera. In galera perché danno informazioni e notizie riservate alla stampa.

Dunque, un momento, ma non erano invenzioni? Sono cose inventate o cose rivelate? Piccolo esempio: il piano per usare la Guardia Nazionale per la grande retata anti immigrati. Trump ha detto: “Invenzioni”. Ma esige sia individuato e punito chi ha fatto uscire il documento su cui era tracciato il progetto.

Se sono cose inventate, allora non ci sono “traditori” che rivelano. Se ci sono rivelazioni, allora non sono invenzioni. La sostanza è che Trump vuole e tollera solo e soltanto una stampa che non indaghi, controlli, cerchi, accolga rivelazioni e notizie riservate. L’unica stampa per Trump è quella non solo amica ma anche cieca, sorda e possibilmente muta. Così stanno le cose e lo stanno capendo perfino dalle parti di Fox. Ma se lo capiamo, se comprendiamo fino in fondo Trump…allora ci spaventa il capire. E preferiamo immaginare un Trump offeso, iracondo, umorale verso l’informazione.

Invece è lucido, lucidissimo e tenace e costante. Si proclama la stampa bugiarda (non solo nemica) e fabbrica di cose inventate (non solo scomode) e in questo modo si comunica alla propria comunità elettorale che il mondo e la realtà che i mass media riflettono e comunicano in realtà non esiste. Esiste invece ed è l’unico reale il mondo della comunità, quella che crede ed ha fede nel capo. Questo il primo braccio della tenaglia.

Il secondo è quello di punire come tradimento la circolazione di notizie, pezzi di realtà che possano turbare il capo e la comunità. In galera chi fa sapere. Il secondo braccio Ma non erano invenzioni?

Trump non è solo sul pianeta in questa strategia. L’ultima ad accodarsi contro la stampa è stata Marine Le Pen. Erdogan è stato un precursore. Putin non ha mai avuto questo problema con la stampa russa, di fatto non c’è una stampa, ma vigila per non averlo. Modi in India lavora a che vi sia nella comunicazione una sola verità e una sola stampa, quella indù. Pechino, qui stampa e governo sono la medesima essenza e sostanza.

Non solo, Trump fa scuola anche a livello per così dire di base. Sta diventando uso e costume: chiunque venga beccato in qualunque non encomiabile attività si dichiara “prigioniero mediatico” di una stampa che “inventa e mente”.

Dicono, raccontano, documentano che Trump faccia e sia così per ragioni legate alla sua personalità. Un po’ lo dice anche lui. Molto spesso, quando vuole asserire un fatto, Trump ricorre, riporta “un mio amico mi ha detto”. Trump ha sempre un amico che la sa lunga e sa quel che la stampa non dice. L’attentato in Svezia che non c’era, “Parigi non è più Parigi” per colpa del terrorismo immigrato…sempre amici che l’hanno detto a Trump. E’ vero, lo dice lui stesso, Trump si informa prevalentemente come Eduardo De Filippo papà di Alberto Sordi tenente dopo l’otto settembre ’43 nel film Tutti a casa. “Devi tornare ad arruolarti, la Germania vincerà la guerra, ha le armi segrete. Me l’ha detto…l’usciere del Consorzio Agrario”.

Ed è vero che Trump come molti potenti, più di molti potenti, quando si guarda allo specchio vede il più bravo e il più forte, il migliore. E che quando guarda nello specchio dei mass media non vede la stessa cosa e quindi rompe lo specchio che non risponde a tono alla domanda chi è il più meglio del reame.

Vero ma soprattutto vero è che Trump è davvero incompreso quando esige di mettere in galera chi svela…cose inventate!