Fabiana Luzzi: l’uomo ignorante uccide le donne, l’uomo ignorante è l’uomo medio

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 29 Maggio 2013 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA
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Fabiana Luzzi

ROMA – Femminicidio, ammazzar la donna dopo averla prelevata, trovata, tenuta in pugno, presa a pugni, stretta nel pugno. Ammazzar la donna dopo averla in ogni senso posseduta. Ammazzar la donna che è stata tua, è cosa tua. Ammazzarla perché fuori e senza di te semplicemente non sia, smetta di essere. Ammazzarla per cancellarla. Ammazzarla per riportare ordine nel tuo mondo di maschio. Già, ma che maschio? Un maschio antico e retaggio, cascame di antiche culture tribali e contadine? Un maschio-bestione che viene dal passato e che ancora qua e là sopravvive, anzi rispunta ma pur sempre una specie di maschio in arretrato e in diminuzione anche se estinto proprio no? No, la specie, la razza, il tipo d’uomo che oggi ammazza le donne non viene dal nostro passato, non sopravvive malgrado il nostro presente. L’uomo che uccide le donne è una specie del presente, tutta contemporanea. E’ l’uomo ignorante.

Ignorante non per deficit sociale od economico. Non è che non sia andato a scuola il nostro ignorante che ammazza le donne. A scuola non ci andava suo nonno forse e il suo bisnonno probabilmente. Ma era altra ignoranza, quella di chi non aveva potuto studiare eppur viveva la sua ignoranza come handicap e non come gadget. Ignorante non per deficit intellettivo. Non è che sia lento o ottuso il nostro ignorante che ammazza le donne. E’ perfettamente in grado di intendere e volere. Solo che intende e vuole schifando ogni sapere, anche il sapere di se stesso. Anzi, sapere di se stesso non sa neanche cosa voglia dire. Non l’ha mai vista praticare questa materia, nel mondo intorno a lui questa disciplina non si insegna, peggio è sconosciuta. Sapesse qualcosa di se stesso l’ignorante che ammazza le donne, saprebbe che il suo uccidere non è lo spasmo, l’orgasmo sia pur criminale, della virilità. Saprebbe che uccidere la donna è il grido più acuto e querulo dell’impotenza.

Si uccide la donna perché pensi che sia cosa e cosa tua. Perché non le riconosci dignità individuale e diritto ad una vita autonoma da te. Perché hai il terror panico che dopo di te vada con un altro uomo. E perché nella misurazione metaforica ma non tanto delle dimensioni dei rispettivi peni poni la misura della tua stessa identità. Perché vuoi provare e mostrare il brivido, l’eccitazione, la droga di comandare altro essere umano. E non sai concepire di farlo, il comandare, se non a botte. Tutte queste e altre cose del genere non le pensi più se…Per non pensarle più c’è stata e c’è una sola via: la cultura, diventare un uomo che pensa, ragiona, riflette, legge libri.

La cultura e null’altro. Non lo spot del ministero o del testimonial. E neanche la legge che inasprisca la pena per il reato. E neanche la Convenzione Internazionale. Solo la cultura, la riflessione, lo studio conducono a sapere che una donna non è cosa e non è tua, che una donna è essere umano quanto te, che ha diritto a vita autonoma. Che la tua identità e il tuo spessore di uomo non si misurano con quante cinture di castità imponi e quante  altrui cinture violi. Che comando e dominio sono arti complesse e raffinate. Solo la cultura fa questo e molto altro. E aveva cominciato a farlo nel nostro paese. Dalla fine degli anni ’60 e per quasi un ventennio una generazione di maschi, non tutta ma gran parte di essa, è stata allevata sotto il segno della cultura che imponeva e insegnava, tra l’altro, di rispettare le donne.

Poi, dagli anni ’80 in poi questo paese ha deciso che la cultura era inutile, fastidiosa e ingombrante. Infatti cultura non viene richiesta per esercitare mestieri e professioni. Cultura non è richiesta per far parte della classe dirigente. Men che mai ci vuole cultura per entrare nel vasto novero della notorietà e del successo. Anzi la cultura, ogni forma di cultura e competenza viene esplicitamente bandita e sbeffeggiata nella costruzione e proposizione dell’italiano medio. In televisione il modello proposto e accolto con applausi e riconoscimenti gioiosi è l’uomo fieramente e orgogliosamente ignorante. Quello che nulla sa e nulla vuol sapere, men che mai di se stesso. Quello che fugge come la peste ogni cosa più complicata di una risatina tra l’ebete e l’isterico come manifestazione del suo pensiero. In Rete, la mitica Rete, il modello che viaggia vincente è quello dell’ignorante programmatico, quello che ha come programma di demolire ogni sapienza che si costata la fatica dell’apprendere.

E a scuola e nelle università l’ignoranza è tollerata e blandita, considerata una sorta di diritto ormai acquisito e che non sarebbe troppo “democratico” andar a revocare. E in famiglia i genitori fanno concorrenza attiva alle nuove generazioni, concorrenza attiva nella gara all’ignoranza più crassa, più esibita e più tronfia di sé. L’italiano medio, ovunque sia, in casa, a scuola, sul lavoro, in strada, davanti a una televisione, un giornale, un computer, mai incontra la cultura. Sempre gli viene evitato questo imbarazzante e sgradevole incontro con ciò che lo farebbe studiare, apprendere, faticare ad elaborare concetti e quindi valori e quindi a sviluppare collettiva e personale civilizzazione. Venti anni così hanno prodotto la nuova specie: l’uomo ignorante che uccide le donne. E’  un uomo moderno. Condivide l’ambiente con qualche nearderthal che uccideva donne “per onore”. Ma è tutta farina del presente l’uomo non sapiens che ammazza le donne perché dentro e fuori di sé tutto e tutti coccolano il sonno più profondo possibile della ragione.