Monti, giù le mani da Feste e Sicilia. E’ accanimento…terapeutico

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 18 Luglio 2012 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA
Mario Monti (Lapresse)

ROMA – Giù le mani dalle Feste e dalla Sicilia: qualcuno ce le ha date e guai a chi le tocca. Quindi Monti smettila con questo accanimento. Giù le mani dalle Feste lo gridano e lo intimano gli albergatori e i commercianti, i vescovi, cioè i ministri della Chiesa cattolica e i ministri cattolici del governo italiano come Andrea Riccardi. E i partigiani e i sindacati.

Giù le mani da Santo Stefano che è un santo di prima qualità. Giù le mani da Ognissanti, lo dice la parola stessa. E giù le mani dalla festa del Santo Patrono con l’argomento spazza e spezza dubbi: “Chi glielo dice a San Gennaro che deve fare il miracolo la domenica successiva al giorno di festa?”. Già, i Santi fanno miracoli per appuntamento, se gli cambi l’agenda si confondono e c’è il caso si offendano pure, almeno telefonare alle rispettive segreterie prima di muoversi sarebbe cortesia elementare. E giù le mani dall’ Immacolata e poi anche Concezione, quell’otto di dicembre in cui in Italia si festeggia e contempla il mistero della nascita senza sesso tra genitori. Di Ferragosto poi neanche parlare, i cattolici, quei pochi che se lo ricordano, festeggiano l’Assunzione in cielo. I romani ante Cristo festeggiavano quel giorno pagana divinità. I contemporanei della penisola il 15 agosto festeggiano l’acme delle vacanze.

Giù le mani da Capodanno che i laici quel giorno si alzano tardi e anche i credenti. Giù le mani dalla Befana o Epifania che “tutte le feste si porta via” ma come fa ad assolvere la nobile funzione se diventa in giorno normale? Giù le mani del 25 aprile che è l’unico giorno in questo paese in cui i fascisti hanno perso davvero. Giù le mani del primo maggio che ai lavoratori gli abbiamo tolto tanto, gli vogliamo togliere anche la festa. E giù le mani dal 2 giugno che la Repubblica già sta a pezzi. Sono undici feste, un’intera squadra e non puoi mandare in panchina nessuno altrimenti da tribune e curve è adirata e indignata invasione di campo. Proporre, pensare di far lavorare, di lavorare in uno di questi giorni che sono ormai vacanza acquisita è accanimento. Contro la religione, la tradizione, il culto, la Resistenza, il lavoro, la Repubblica, la Bottega e la Hall. Quindi coro polifonico e unanime: Monti smettila o “scialla” come i tassisti portavano su manifesto sotto Palazzo Chigi.

E in Sicilia che vogliamo fare? Sì, ci saranno circa 150mila stipendi pagati direttamente o indirettamente dalle casse della Regione, più i pensionati, pensionati con regole “autonome” per carità con cui se hai un parente da assistere laggiù in Sicilia la legge Fornero non vale. Stipendi fissi e pensioni giovani,  tra cui più forestali che in mezzo Canada e stenografi che a Palazzo d’Orleans guadagnano 6295 euro al mese e 3360 autisti per 256 ambulanze, il doppio del 118 in tutto il resto d’Italia. E poi i precari che nel conto dei 150mila non ci stanno ma ci sono anche loro e vogliono, che diamine, un posto fisso. Sì ci sarà tutto questo e anche i cinque miliardi di buco di bilancio ci sarà, ma che vogliamo fare, togliere lo stipendio alla gente? Vuole Monti che scrive al governatore Lombardo che il governo della Sicilia metta per strade le famiglie? Invece che andare a lacrimare da Napolitano questo Monti metta mano alla cassa, perché da Palermo hanno già fatto sapere che “busseranno a Roma” dove giurano di vantare crediti per miliardi e miliardi. Nel frattempo a questo Monti importino e impiccione da Palermo fanno anche sapere che, se gli gira, Lombardo si autosospende invece di dimettersi e così tutto il governo, il potere e la cassa passano imbalsamati ai suoi uomini di fiducia e “quelli di Roma” abbaiano alla luna.

Giù le mani dalla Sicilia dunque, in nome della “autonomia” e a difesa dello stipendio e pensione di chi se l’è fatto: qualcuno, qualcosa glieli ha dati e guai a chi li tocca. Commissari in Regione o peggio rispondere e pagare il debito o peggio ancora non far scucire all’Europa o al resto d’Italia il costo dei debito della Sicilia è accanimento. E la Sicilia è solo la più esposta, Renata Polverini governatrice del Lazio di fronte alla spending review ha detto che lei “non licenzia nessuno”, cioè rinnova tutti i contratti che ha fatto, tanto qualcuno pagherà…E con il  Lazio sono la Campania e il Veneto, insomma tutte le Regioni e i Comuni e le “autonomie”. Giù le mani, Monti, non  ti accanire.

Prima o poi, più prima che poi qualcuno, forse Monti stesso o forse no, tanto mancano otto mesi al cambio, la smetterà di accanirsi. Prima o poi si realizzerà che si tratta di accanimento terapeutico su paziente terminale inguaribile. Lasciarlo andare quindi con tutte le sue feste, i suoi santi, le sue vacanze acquisite e le sue Sicilie.