Berlusconi o Calderoli presidente. Convenzione e/o circonvenzione

di Riccardo Galli
Pubblicato il 2 Maggio 2013 - 14:27| Aggiornato il 4 Marzo 2023 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Convenzione o… circonvenzione? Che si darà vita ad un’assemblea che dovrà studiare come riformare lo Stato è un fatto. Come un fatto è che il premier Enrico Letta proprio al lavoro di questa assemblea abbia legato la riuscita del suo governo: 18 mesi o la va o la spacca, governo e Convenzione iniseme. Anche il nome, Convenzione, è già stato scelto ma, prima ancora dei temi, la questione è quella di chi la presiederà. “Io sono il più bravo” ha modestamente fatto sapere Silvio Berlusconi, rivendicandone la guida.

Ma il nome del Cavaliere è a molti indigesto, specie nei panni di padre costituente, così la seconda ipotesi è quella di Roberto Calderoli, sponsorizzato nemmeno a dirlo dalla Lega, ma non sgradito al Pd. Da più parti, compresa la bocca del più titolato a parlarne, il ministro per le riforme Gaetano Quagliarello (Pdl), si cercano di evitare le polemiche con formule tipo “è presto per parlare di nomi”. Ma con cotanti candidati la paura è che da Convenzione si finisca a circonvenzione, delle leggi, delle riforme, della diffusa incapacità di essere davvero cittadini della cosa pubblica e non solo parte furba della cosa propria.

L’hanno auspicata i dieci saggi voluti dal Presidente Giorgio Napolitano e, anche se ancora tutta da definire, i candidati e soprattutto le autocandidature alla presidenza di questa hanno scatenato polemiche e malumori.

 “Che sia vero o no, come va dicendo in giro Renato Brunetta, che Enrico Letta abbia promesso a Berlusconi la presidenza della convenzione per le riforme, a questo punto non è più importante. – scriveva Francesco Bei su Repubblica del 1 maggio – Perché nel Pd, anche se la fase delicata di avvio del governo impone a tutti un diplomatico silenzio, l’ipotesi di trasformare ‘il Caimano’, con un voto, in padre costituente sta già provocando una fortissima crisi di rigetto. Tale da rendere improbabile che il sogno del Cavaliere, ribadito ancora ieri con un’autocandidatura (‘ci devo andare io in quel posto perché sono il più bravo’) possa realizzarsi”.

E’ infatti la voglia del Cavaliere di presiedere la Convenzione a far storcere più di qualche naso. Ma se quello di Berlusconi è comprensibilmente un nome scomodo, anche l’ipotetica seconda scelta una qualche perplessità la suscita: Roberto Calderoli. Continuava Bei:

“Ai piani alti del Pd la soluzione sembra invece a portata di mano. Il coniglio nel cilindro sarebbe Roberto Calderoli, leghista e apprezzato trasversalmente (nonostante si porti dietro la maledizione di quella frase sulla legge ‘porcata’) per le sue capacità di mediazione su queste materie. Nelle conversazioni riservate con i capi del Pd Roberto Maroni ha già avanzato la proposta di affidare alla Lega, più accettabile per il centrosinistra, la presidenza della Convenzione. Nella persona di Calderoli. Anche Pier Ferdinando Casini ritiene che possa essere una via d’uscita”.

Berlusconi presidente della Convenzione che ridisegna i connotati allo Stato…riproporrà anche lì l’ideuzza di far votare in Parlamento solo i capogruppo così si risparmia tempo? Di queste e simili riflessioni e competenze costituzionali e giurisprudenziali è fatto il curriculum e il retro terra culturale di Big Silvio. Roberto Calderoli presidente, quel Calderoli la cui legge elettorale, quella vigente, Calderoli la scrisse e firmò per impedire di governare all’avversario politico che, si sapeva, avrebbe vinto le prossime elezioni? Quel Calderoli che volle una legge elettorale per sgambettare il prossimo che vinceva, Calderoli l’astuto, tanto astuto da non farcela a pensare che una legge elettorale che impedisce di governare avrebbe poi impedito il governo anche a quello dopo e a quello dopo ancora e ancora? Calderoli scarpe fine, “padane e senza calze”, come ama rivendicare, e cervello grosso? Calderoli il firmatario dell’acclarato disastro detto “Porcellum” e l’orgoglioso teorico della Costituzione…a fregare il prossimo? Sì, proprio lui.

Non se ne abbia l’onorevole Calderoli ma, obiettivamente, anche il suo nome quale presidente della Convenzione pare inadatto. Dovrebbe occuparsi, anzi dovrà occuparsi la suddetta Convenzione, di riformare il nostro Paese, riscrivere regole e parte della nostra legge fondamentale, la Costituzione. Ci vorrà una legge costituzionale solo per far sì che i risultati del suo lavoro abbiano efficacia e, per quanto ancora in forma non definitiva, vi parteciperanno una settantina tra parlamentari ed esponenti della società civile e d’alto profilo. Si parla di 75 membri laddove 75 non è un numero scelto a caso, ma il numero dei costituenti che tra il 1947 e il 1948, in diciotto mesi, gli stessi che Letta ha dato di tempo a sé, al suo governo e alla stessa Convenzione per arrivare a qualche conclusione, redassero la nostra Costituzione. Lo stesso nome poi, Convenzione, s’ispira a nobili e purtroppo non sempre fortunati precedenti, come ricorda Michele Ainis sul Corriere della Sera:

“Nel 1794 la loro antenata – la Convention Nationale – tagliò la testa a Robespierre, che ne era stato membro. Non è un buon viatico per gli aspiranti candidati. Più di recente, nel 2004 quella presieduta da Giscard d’Estaing approvò un progetto di Costituzione per l’Europa, che però venne affossato l’anno dopo. Invece nel 2000 una Convention ha licenziato, con successo, la Carta dei diritti. Introducendo metodi basati sulla trasparenza e sulla più ampia partecipazione, anche attraverso Internet: un esempio da emulare”.

Compito difficile e “alto” quello affidato quindi alla nascente assemblea, e compito soprattutto che dovrebbe andare a toccare aspetti fondamentali e delicati del nostro Paese. Talmente fondamentali che lo stesso Ainis si augura che vengano le soluzioni trovate sottoposte a referendum, e che con ogni probabilità almeno quella riguardante la forma di governo lo sarà, tali per cui la presidenza necessiterebbe di un nome forte, gradito a tutti e di sicuro e riconosciuto spessore. Ma se chi ben comincia è a metà dell’opera, chi mal comincia rischia di trasformare una Convenzione in una… circonvenzione.