Pdl muta in Italia popolare ma con quelle facce chi li vota?

di Senator
Pubblicato il 17 Dicembre 2012 - 21:46 OLTRE 6 MESI FA

Lo sforzo di Silvio Berlusconi, assistito da Angelino Alfano domenica 16 dicembre per convincere Mario Monti a schierarsi con lui, sotto la nuova etichetta di Popolari europei, non solo è destinato al fallimento, ma provoca critiche amare sul fronte della destra.

In platea erano in tanti, da Gianni Alemanno a Fabrizio Cicchitto, che, tra Forza Italia, An prima e Pdl poi, come parlamentari, sottosegretari e ministri, hanno governato, con brevi interruzioni, l’Italia negli ultimi diciotto anni.

Li ho trovati tutti lì, a dire che occorre mobilitare i moderati, che è necessario unire le forze per evitare il probabile successo della sinistra, perché non vogliono Bersani a Palazzo Chigi: per “salvare” l’Italia, loro che l’hanno demolita giorno dopo giorno con l’inefficienza e con la disattenzione per quelle manifestazioni di malcostume che invece tanto hanno contribuito a demolire l’immagine del centro-destra presso gli italiani.

Non basta fare qualche timida critica a Berlusconi per rifarsi una verginità politica, per chiedere il voto in nome dei cattolici e dei liberali, ai moderati che costituiscono la maggioranza nel Paese.

Sono credibili costoro? No, niente affatto, sono assolutamente incredibili! A loro non si può credere, non si deve credere.

Se il centrodestra vuole sopravvivere agli errori e alla incapacità politica deve proporre nuove idee e soprattutto presentarsi con nuove facce.

Certamente non è una faccia nuova quella del socialista Cicchitto, non lo è quella del socialista Giulio Tremonti, del socialista Renato Brunetta, del socialista Maurizio Sacconi e dei tanti altri che formano l’ossatura della squadra del socialista Berlusconi. E se lo scheletro del partito è costituito da socialisti, viene da chiedersi dove sono i liberali, se, a sentire Berlusconi, il Pdl è il partito dei liberali e dei moderati?

Testuale di Berlusconi

“L’Italia dei moderati è maggioranza nel paese”. Aggiungendo che “nell’attuale contesto, se lo riterrà, il professor Mario Monti potrà essere il federatore di quest’area. Egli condivide i miei, i vostri, i nostri stessi ideali: quelli della grande famiglia dei Popolari europei”.

Ripercorriamo la cronaca della adunata domenicale, quella al teatro Olimpico di Roma.

Il logo di Italia Popolare campeggiava sullo schermo alle spalle di Alfano che si esibisce in un festival di ovvietà, alzando, di tanto in tanto, la voce per far vedere che è un uomo energico. Alfano parla alla pancia del pubblico. Dice delle tasse, che vuole diminuire. Lo aveva detto Berlusconi fin dal 1994. Non lo ha fatto, anzi ha aggravato la situazione degli italiani aumentando tasse e tariffe.

Alfano, ex ministro della Giustizia, ha poi detto che i magistrati devono pagare in caso di errori, ignorando o fingendo di ignorare, da ex ministro della Giustizia, che quanto lui auspica non avviene in nessun ordinamento e che paga sempre lo Stato, salva la rivalsa in caso di dolo o colpa grave. Questo ha lo scopo di non condizionare i magistrati nelle loro indagini nei confronti dei potenti, che è invece proprio l’obiettivo del partito di Berlusconi.

Non solo: vuole eliminare anche le intercettazioni scomode. Che poi, guarda caso, sono quelle che svelano la corruzione nella quale sono coinvolti molti del suo partito.

Alfano rilancia:

”Ci sono due strade per vincere: unire i moderati con la guida di Mario Monti o, se il presidente Monti non si riterrà pronto a cogliere questa occasione che la storia gli consegna, saremo noi capaci di ricostruire l’area” dei moderati ”per vincere”.

Per lui

”la sinistra crede di aver già vinto. Si Sbaglia. Vogliamo e possiamo vincere ancora noi”.

Nel giorno che sarebbe dovuto essere quello delle primarie, Giorgia Meloni e Guido Crosetto, all’Auditorium della Conciliazione, suonano un’altra musica, contro Monti e il montismo.

“Per noi Monti non è l’orizzonte e la candidatura di Berlusconi sarebbe un errore”, ha detto Meloni.

Crosetto:

“Un centrodestra credibile sa anche dire all’uomo che l’ha fondato e che gli ha portato voti ‘noi non siamo d’accordo con te’”.

Ma questo non sembra essere il sentimento prevalente nel Pdl mutante in Italia popolare: purtroppo, non si rendono conto che con quelle facce non si va da nessuna parte. Chiedere ai romani di votare Alemanno, ad esempio? Una follia. Un sindaco inesistente. E così via. Dio fa impazzire coloro che vuol, perdere! È così.