Spese militari, se dicessimo lavoratori della sicurezza?

Spese militari in Italia: solo il 18% per armi in senso stretto, il 70 e passa per cento per gli stipendi. Il patto chiesto dagli ucraini e il sogno italiano della resa preventiva.

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Aprile 2022 - 10:08 OLTRE 6 MESI FA
Spese militari, se dicessimo lavoratori della sicurezza?

Spese militari, se dicessimo lavoratori della sicurezza? FOTO ANSA

Spese militari giammai, spesa per armi vade retro, soldi ai cannoni soldi sprecati, denaro per carri armati denaro sottratto ai bisogni reali della gente…E se invece che spese militari dicessimo spesa per i lavoratori della sicurezza e difesa? Allora interverrebbe la retorica inversa, ma soprattutto diremmo di un po’ di realtà.

Per le armi solo il 18%

Di cento euro che l’Italia spende per le sue Forze Armate solo 18 vanno all’acquisto in senso stretto e reale di armi. Il 10 per cento circa viene speso per l’addestramento ad usarli quei sistemi d’arma. E il restante 70 e passa per cento? Viene speso per gli stipendi.

Salviamo l’occupazione!

L’Italia è l’Italia anche nel settore Difesa: una Forza Armata efficiente dovrebbe attestare il suo bilancio intorno al 50 per cento della spesa per il personale e 25% sia per le armi in senso stretto sia per l’addestramento. Ma…teniamo famiglia e quindi la proporzione di denaro che va in stipendi da noi è ben superiore, appunto il 70 e passa per cento. Tenendo conto di questo asset culturale-politico-sindacale se la questione spese militari fosse posta in termini di propaganda come un salviamo l’occupazione di decine di migliaia di capi famiglia…se fosse posta nei termini di “boccata d’ossigeno per un settore altrimenti in ginocchio…”.

Sarebbe propaganda, né più né meno che…

Se così si facesse sarebbe propaganda e delle peggiori, delle più rozze. Quindi della stessa materia della propaganda che vuole inutili e offensive e maledette le spese militari di un paese. Sarebbe riempirsi la bocca di parole false. Ma per sfortuna della nostra società dire che sono soldi per i lavoratori della sicurezza e difesa metterebbe in qualche difficoltà e contraddizione i Landini, i Conte, i Cacciari…tutti quelli e crescono di numero ogni giorno che dicono: ma quale Ucraina, pensiamo alle bollette.

Il sogno della resa preventiva

La guerra che la Russia combatte oggi in Ucraina contro l’Occidente (lo dicono e attestano i russi che questo e non altro è) non tocca direttamente suolo e genti italiane. Alla sola idea che ciò possa accadere, alla sola eventualità di essere toccati, un sogno percorre gran parte della politica, della intellettualità, del giornalismo, delle Caste e della Gente: arrendersi preventivamente. Comunicare la nostra piena disponibilità alla resa preventiva. La comunicano i Conte, i Cacciari, i Landini, un pezzo del Pd, tutta Leu, quasi tutto M5S, non poca Lega. E piccole Giovanna d’Arco della resa preventiva crescono in Rai come mostra e dimostra Bianca Berlinguer…

Il patto con gli ucraini

Kuleba ministro degli Esteri ucraino, quello che “vi chiedo tre cose: armi, armi, armi”, ha (parole sue) proposto agli occidentali una sorta di patto. Il patto: “voi ci date le armi, noi combattiamo e moriamo, voi conservate la libertà senza morire”. Sarebbe, se reggesse, ottimo patto, assai conveniente. Perfino per chi ritiene accettabili solo convenienti affari. Ottimo patto, ad una sola condizione: valutare la libertà come merce ad alto valore. Cosa che il vasto partito della resa preventiva non fa. Al contrario questo partito dell’arrendiamoci subito prima di farci male ritiene la libertà gratuita, garantita, senza prezzo. E quindi se la libertà costa e deve costare zero, alla fine quanto vale?