Venezia. Donna vampiro “Nachzehrer”: mattone in bocca contro la peste del ‘600

di Maria Benedetta Errigo
Pubblicato il 7 Aprile 2014 - 06:53| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Venezia. Donna vampiro "Nachzehrer": mattone in bocca contro la peste del '600

Teschio della donna vampiro di Venezia: con un mattone i bocca

ROMA – I vampiri non sono e non sono stati, solo in Transilvania. Anche in Italia, precisamente a Venezia, è stato ritrovato uno scheletro di una donna presunta vampira di circa quattro secoli fa.

A palarne è stato Focus.it, che ha raccontato la storia di questa donna sepolta con un mattone in bocca, ritrovata nel cimitero dell’isola del Lazzaretto Nuovo.

Pare che la donna fosse morta di peste, ma che fosse sospettata di tornare in vita nottetempo e di cibarsi delle persone che incontrava sul suo cammino. Così la gente, pensando di avere a che fare con un Nachzehrer, aprì la tomba e le infilò un mattone tra le mandibole.

Raymond Zreick ci racconta questa storia incredibile, che ha visto come protagonista l’antropologo forense Matteo Borrini:

“Nell’Europa del XVII secolo era diffusa la credenza che ci fosse uno stretto rapporto tra epidemie e vampiri, e in particolare tra pestilenza e un tipo di vampiro, il Nachzehrer (il masticatore di sudario, o divoratore della notte), “apparso” per la prima volta in Polonia attorno al ‘300.

“All’origine delle grandi epidemie, che a intervalli di 10-15 anni l’una dall’altra hanno decimato la popolazione europea tra il 1300 e il 1600, c’erano eventi di portata biblica, come la piccola glaciazione (XIII secolo) e le carestie che l’hanno seguita. La conta dei morti è impressionante: la prima ondata di peste in Europa (passata alla storia come la peste nera) si portò via almeno 25 milioni di persone su di un totale di 100.

“Verso la fine di quel tragico periodo, tra il 1630 e il 1631, nella sola Venezia, la città più cosmopolita del mondo, l’epidemia fece almeno 50.000 vittime su 150.000 abitanti. Morirono una persona su tre. I religiosi, i “magistrati di sanità”, i medici, le misure di quarantena e le “patenti di sanità”… nulla di tutto questo sembrava in grado di fermare il contagio. Che perciò doveva essere opera del demonio e dei suoi strumenti, come il Nachzehrer”.

Ecco quindi il perché del ritrovamento di questo scheletro con un paletto in bocca. Spiega ancora Matteo Borrini:

“Durante le crisi sanitarie era usuale riaprire sepolture recenti, per deporvi altre vittime della pandemia, e questo facilitava l’incontro con corpi non totalmente decomposti che alimentavano il terrore e la superstizione della popolazione. Verosimilmente fu questo che accadde al Lazzaretto Nuovo: durante lo scavo per la deposizione di una nuova vittima della pestilenza, i necrofori intercettarono un corpo integro, almeno a loro modo di vedere, con il sudario consumato a livello della bocca. Così, individuato il Nachzehrer forse responsabile dell’epidemia, lo neutralizzarono sostituendo il sudario con un mattone”.