Vincenzo Vita, la Rai e lo ‘spirito animale’ del conflitto d’interessi

di Vincenzo Vita
Pubblicato il 21 Ottobre 2010 - 14:32 OLTRE 6 MESI FA

C’è una contraddizione, non l’ultima ma oggi una delle più macroscopieche, della tv che proprio non riesco a comprendere: quella dei valori incrociati e capovolti tra il successo di ascolti della Rai, con relativa perdita di entrate pubblicitarie; e, per converso, la discesa nell’audience accompagnata invece dall’incremento di ricavi pubblicitari  per Publitalia. Come è possibile che un’azienda, la Rai, faccia record di ascolti ma non riesca a vendere pubblicità? E non ci riesca al punto da sprofondare in un deficit sempre più grave, tanto da giustificare i tagli ai programmi che danno fastidio in nome delle economia sui costi di gestione.

Vincenzo Vita

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Allo stesso tempo, mi chiedo come sia possibile che l’altra azienda, quella concorrente, Mediaset, addirittura in perdita di audience, non abbia subito nessuna frenata nella raccolta della pubblicità?

Forse, mi viene da pensare, come diceva Dante è la “contraddizion che nol consente”. Una contraddizione che prima di tutto fa riflettere sull’assoluta mancanza in Italia di un libero mercato nel sistema televisivo. Anzi. Né libero, né mercato. La logica del libero mercato è semplice, ancor più di quello televisivo: più audience, più visibilità, uguale più pubblicità. Ma è evidente che in Italia c’è un’anomalia anche in questo. E per questo dico con sempre maggior forza che urge un più attento monitoraggio dell’Autorità antitrust.

E nessuno mi toglie alla testa che in Rai, insieme al bavaglio su giornalisti, conduttori, attori “non allineati” al pensiero unico, si voglia mettere un altolà alle trasmissioni che hanno maggior successo anche sotto il profilo del ritorno economico. Ovviamente per favorire il principale concorrente, ovvero Mediaset. E tutto questo mi sembra di poterlo definire, a buon diritto, un conflitto di interessi nel suo ‘spirito animale’.