Bertolaso, il sesso, lo scrocco. A confronto gli americani moralisti e italiani insensibili

Pubblicato il 27 Febbraio 2010 - 12:52| Aggiornato il 5 Marzo 2015 OLTRE 6 MESI FA

Strano paese l’America: Henry Ford II, presidente della omonima casa automobilistica, portò sull’aereo aziendale un mobiletto della moglie. Ne venne fuori un pieno molto imbarazzante. Se c’è un legame sentimentale, anche santificato dal matrimonio, tra due in azienda di cui uno dei due è in posizione importante, lo cacciano.

Il povero Dominique Strauss Khan, venendo al Fondo monetario internazionale dalla Francia dove tollerano ben di peggio, si fidanzò con una sua dirigente, lo scoprirono e volevano buttarlo fuori. Poi qualcuno si deve essere reso conto che in un momento come quello che sta vivendo l’economia mondiale c’era ben altro cui pensare che non una liaison un po’ dangereuse, immaginate, tra due economisti.

Poi, in quella stessa America, sono possibili truffe come quella di Madoff o quella di Stanford, che lasciano stecchite migliaia di risparmiatori, o esecuzioni come quella della banca Lehman, che fece precipitare ancor più la crisi mondiale ma fece fare a Goldman Sachs il migliore bilancio della sua storia.

L’impressione è che quando gli fa comodo sono come i cavalieri del Galaad, poi però sono capaci di distrazioni disastrose. Come si dice da noi? Umili con i potenti e prepotenti con gli umili.

Certo, comunque, hanno degli standard etici che non sempre applicano ma se non altro li hanno. Esempio, in materia di “junkets”, gli scrocchi. I “junkets” sono quelle forme di corruzione leggera, gli scrocchi, appunto, che spaziano dal viaggio offerto a un politico alla cena offerta al giornalista.

Il viaggio può essere anche costoso e vestito con la scusa di un sopralluogo in terre lontane, tipo Iraq o Polisario, per constatare le condizioni di un campo profughi, ad esempio e il concetto di “junket” si applica anche a viaggi non proprio indispensabili pagati dall’ente di appartenenza, come potrebbe essere un viaggio in Cina di una commissione di giornalisti per verificare, tra una pagoda e un’anatra laccata, la vera libertà di stampa.

Parlando di giornalisti il “junket” più clamoroso e diffuso è quello della presentazione di un nuovo modello di auto, che di solito si svolge in località turistiche e un po’ esotiche, ma ce ne sono di tutti i tipi e valore. La cosa che fa infuriare di più gli uffici stampa è quando il giornalista va, scrocca, pontifica e poi non scrive nulla o il giornale non pubblica una riga sull’evento.

Non è che gli stranieri siano meglio, anzi, ne ho conosciuti di molto molto peggio. C’è un capitolo di un libro americano sul giornalismo degli anni ’60 intitolato proprio “junket journalism”, figare un po’. Però ci sono eccezioni che ti tirano su il cuore. I giornalisti del New York Times, ad esempio, quando sono in trasferta, o comunque partecipano a una cosiddetta colazione di lavoro, non devono mai accettare che qualcuno gli paghi il pranzo, meno che mai l’albergo. L’ho verificato di persona, anni fa, a migliaia di chilometri da New York, in un ristorante dove non c’era nemmeno l’odore di un americano. Ma loro hanno sostituito il monito del catechismo: “Dio ti vede”, con questo: “Il New York Times ti vede”, ovvero il rispetto dei principi etici è dentro di te (è vero, hanno avuto anche loro casi di giornalisti beccati a copiare pezzi di altri, ma si contano sulle dita di una mano. Se dovessimo fare un riscontro sugli articoli dei nostri corrispondenti dall’estero, i casi sarebbero quotidiani…)

Quando penso a Bertolaso penso a tutte queste cose e mi rendo conto che, in paese ossessionato dal sesso e dove al “junket” nessuno dà peso, il fatto che il capo della Protezione civile sia andato a farsi fare dei massaggi gratis in un centro benessere nell’orbita di suoi fornitori non scandalizzi nessuno.

Se avesse fatto quella roba là, se Francesca e Patrizia si potessero etichettare prostitute, be’, allora sarebbe diverso. Ma in fondo cos’è un massaggio scroccato? Un “junket”? e che roba è?

Correndo dietro al sesso, i giornali è un po’ anche gli investigatori hanno fatto il gioco della pomposa e supponente autodifesa di Bertolaso: non c’è stato sesso, almeno non quello cui a tutti viene immediato pensare, e allora non c’è stato peccato. Ma il peccato non era nel fare sesso, era nel non pagare il biglietto.

Marco Benedetto