“Meglio pantaloni rotti nel c… del c…rotto nei calzoni”: rivolta gay

Pubblicato il 28 Febbraio 2012 - 19:52 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Sono molto meglio i pantaloni rotti nel culo, che il culo rotto nei pantaloni”. Questo cartello sarebbe apparso fuori da un locale di Roma, scatenando l’indignazione degli ambienti gay. Il Gay Center di Roma ha denunciato la presenza del cartello omofobo in un bar del quartiere Prati. Nella foto pubblicata da un sito internet si vede il presunto cartello con un pesante gioco di parole ai danni degli omosessuali.

”La vicenda del cartello esposto nel bar in Prati e’ sintomatica di una strisciante sottocultura che offende i gay e che li mette alla berlina, in questo caso con battute da bar – afferma in una nota il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo -. Non si tratta di un caso isolato ma solo di uno che e’ finito sotto i riflettori. Se Roma vuole essere una capitale a livello delle altre capitali europee non puo’ consentire che cio’ avvenga. Quindi non solo quel cartello va rimosso, ma e’ necessario e urgente prendere misure piu’ ampie. Esporre in un bar aperto al pubblico un cartello omofobo e’ un’offesa non solo verso lesbiche, gay e trans, ma verso tutti”.

”Una Capitale europea come Roma non puo’ permettersi di mostrare questo volto ai suoi cittadini e a milioni di turisti che ogni anno la visitano – prosegue Marrazzo – Questo bar, cosi’ come tanti altri esercizi commerciali, lavora sulla base di una licenza pubblica che viene assegnata dal Comune. E’ necessario quindi portare avanti un lavoro con le Istituzioni e con le associazioni dei commercianti perche’ una licenza pubblica non sia concessa a chi vuole farsi portatore di messaggi d’odio e di discriminazione. Chiediamo al Campidoglio, in base al regolamento comunale che prevede tra le finalita’ degli aventi diritto alla licenza ”la promozione di una logica di equiparazione tra tutela dell’interesse individuale e garanzia del rispetto dell’interesse collettivo”, di applicare le eventuali sanzioni previste e/o la sospensione della licenza. Inoltre, chiediamo alle associazioni dei commercianti di avviare subito un percorso di monitoraggio e formazione per le imprese del territorio, che hanno il dovere di essere aperte a tutti anche perché rafforzare i diritti vuol dire anche far crescere l’economia, come da anni hanno capito le principali metropoli del mondo. Serve, proprio come avviene all’estero, l’istituzione di un marchio per gli esercizi commerciali gayfriendly, cosi’ da stabilire un codice chiaro e concreto di azioni per promuovere a livello internazionale le realta’ che si impegnano maggiormente”.

Il cartello esposto fuori ad un pub romano