Israele, la pubblicità sexy che fa infuriare gli ultraortodossi

Pubblicato il 12 Febbraio 2012 - 20:25 OLTRE 6 MESI FA

GERUSALEMME – In Israele, una pubblicità della rivista “Belle Mode” mette insieme donne in atteggiamenti sexy con gli uomini sugli autobus e gli ebrei ultraortodossi si infuriano. Gli ebrei più intransigenti, infatti, sono per una netta separazione tra uomo e donna e vorrebbero far viaggiare separatamente i due sessi sui bus.

I ragazzi nella pubblicità indossano cappelloni a tesa larga che indossano gli ortodossi e il torso nudo, le modelle in lingerie rosso fuoco, i tacchi a spillo sui gonnelloni da ghetto ottocentesco.  Le donne hanno le cosce nude, le camicette vedo-non-vedo, il nastro adesivo sulla bocca, i rossetti color passione e  gli sguardi languidi. Tutti argomenti che hanno fatto infuriare gli ortodossi.

Su Twitter e nei blog in tanti hanno gradito e sono apparse scritte di appoggio a questo modo di fare pubblicità. Solo una minoranza invece, non ha affatto gradito. Ecco alcuni commenti: “Solo un’operazione pubblicitaria”, “foto niente male”, “che tristezza. Pochi fanatici intolleranti vengono confusi con la grande comunità degli ebrei ortodossi, che hanno avuto il merito di conservare la Torah per generazioni e di salvare le nostre tradizioni”.

Ed ancora:  “Gli haredim sono come i talebani. Devono imparare il rispetto verso chi non la pensa come loro”,”Disgustoso: non c’è rispetto. Gli ebrei che non osservano la religione pagheranno le loro colpe”, “E la risposta all’intolleranza sarebbe prendere qualche modella carina e provare a sedurre gli ultraortodossi?”

Maya Pollack, caporedattrice del giornale:“Bisogna prendere le parti delle donne e battersi contro la divisione che gli ultrà vogliono imporci. Sono foto estreme, ma siamo stati attenti a non insultare le donne. Una provocazione, certo. Per far passare meglio il messaggio”.

“Le donne sono esseri fantastici – dice il fotografo del servizio, Lior Nordman – e questi haredim devono metterselo in testa. Senza le donne, noi uomini siamo nulla. Dobbiamo dare loro un ruolo, un credito. E usare ogni forza per resistere a chi vuole il contrario”.

Il servizio della rivista israeliana: