La Grecia verso il referendum cambia tutti i vertici militari

Pubblicato il 2 Novembre 2011 - 08:36 OLTRE 6 MESI FA

ATENE – La Grecia politica si mobilita. Dopo l’annuncio da parte del premier George Papandreou di indire il referendum sulle misure “lacrime e sangue”, venerdì ci sarà il voto di fiducia in parlamento. I vertici di Nea Dimocratia, il principale partito di opposizione di centro-destra, preme per nuove elezioni.

Il governo tutto ha deciso di appoggiare la proposta di referendum sulle misure anticrisi. Il referendum, ha spiegato Elias Mossialos,  portavoce del congresso di Atene, avrà luogo il prima possibile, non appena sarà formulato il piano di aiuti. Secondo il ministro degli Interni è possibile che i greci vadano alle urne già a dicembre.

Ieri, 1° novembre, la Grecia ha anche annunciato il cambiamento di tutti i suoi vertici militari, nel pieno di una crisi economico-politica che potrebbe portare alla caduta del governo dopo la decisione a sorpresa di indire un referendum sul piano di salvataggio europeo del Paese.

Un consiglio di sicurezza dello Stato, riunito sotto presidenza del premier Papandreou, ha sostituito i capi di stato maggiore di Esercito, Marina e Aviazione e il capo di stato maggiore Interforze, e ha inoltre sostituito una dozzina di alti ufficiali dell’Esercito e della Marina.

Una fonte del ministero della Difesa ha detto all’Afp che questo vasto rimpasto militare era previsto e non ha alcun legame con la situazione politica. Ma i partiti dell’opposizione hanno subito attaccato il governo: ”Siete finiti, lasciate stare le forze armate”, ha dichiarato Margaritis Tzimas, responsabile delle questioni della Difesa in seno al partito Nuova Democrazia (opposizione di destra), definendo ”antidemocratico” il rimpasto dei vertici militari.

Secondo gli osservatori della politica greca, i capi di governo ellenici, di qualsiasi appartenenza politica, cambiano gli stati maggiori militari prima di una alternanza politica anticipata, piazzando ai vertici ufficiali ritenuti vicini al loro campo politico.

Prima del G20 in programma per giovedì e venerdì, in ogni caso, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy tenteranno di convincere l’esecutivo greco a fare un passo indietro sul referendum.  L’annuncio a sorpresa, lunedì sera, di questo referendum, che ha fatto tremare tutte le Borse, ha provocato stupore e indignazione in Europa e nel mondo, e un ”no” degli elettori greci potrebbe preludere ad una crisi del Paese in grado di minacciare tutta la zona euro.

”Il referendum fornirà un mandato chiaro, ma anche un messaggio chiaro all’interno e all’esterno della Grecia – ha dichiarato Papandreu alla riunione, secondo quanto riportato in una nota – sul nostro impegno europeo e la nostra appartenenza all’euro”.

”Dobbiamo fare in modo – ha aggiunto – che le cose siano chiare da tutti i punti di vista, e io dirò al G20 che si dovranno finalmente adottare delle politiche che garantiscano che la democrazia sia mantenuta al di sopra degli appetiti dei mercati”. A suo dire, i suoi colleghi europei ”sono stati avvisati” dei suoi piani e ”rispetteranno e sosterranno” gli sforzi del Paese”. L’ annuncio del referendum, in realtà, sembra aver ulteriormente indebolito Papandreu, minato dalla fronda di diversi parlamentari socialisti e con appena due voti di maggioranza in Parlamento.

L‘ accordo europeo del 27 ottobre prevede che le banche creditrici della Grecia accettino di ridurre della metà il valore delle obbligazioni del debito greco possedute, nonché un sostgegno finanziario degli Stati europei alla Grecia, schiacciata dal debito e dalla recessione causata dai successivi piani d’austerità.

In cambio, prevede un rafforzamento del controllo dei creditori sui mercati, una accelerazione del programma di privatizzazione e il perseguimento delle severe misure d’austerità introdotte nel 2010. Il dibattito al Parlamento di Atene comincerà oggi.

 

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