Afghanistan, La Russa: “L’Italia non andrà via prima di cinque anni”

Pubblicato il 27 Ottobre 2009 - 18:44 OLTRE 6 MESI FA

Ignazio La Russa

Quello italiano in Afghanistan non è un impegno a breve scadenza. Il rientro del contingente, ha annunciato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, avverrà «non prima di cinque anni. Non ho mai dato una data. Lo faccio per la prima volta. Ma il tempo è minimo di 5 anni». È necessario rimanere, ha spiegato il ministro, «per addestrare le forze armate e le polizia afgana, dare forza alle istituzioni legittime afgane in modo che noi non si debba andar via quando tutto è risolto, ma quando loro saranno in grado di fare da soli».

Vicino, invece, il ritorno in Italia dei 400 militari di rinforzo inviati in occasione delle elezioni. Rientreranno, ha indicato il ministro, «entro Natale». È ragionevole pensare, ha osservato «che, finito il ballottaggio, comincerà gradualmente il rientro: questo significa che per Natale saranno a casa. Credo che l’intento del ballottaggio – ha aggiunto – sia giustissimo. L’intento è quello di offrire agli afghani un governo in grado di dare risposte e di essere credibile, legittimato dal voto popolare. Non si può pensare a nessun’altra soluzione se si vogliono sconfiggere i talebani. Il ballottaggio offre l’occasione per una normalizzazione del paese».

E le operazioni di voto continueranno ad essere seguite dai militari italiani nella loro area di competenza (la regione Ovest del Paese). Proprio ad Herat pochi giorni fa è avvenuto il passaggio di consegne nel contingente, con la brigata Sassari che ha preso il posto della Folgore. A parere del ministro, in Afghanistan serve comunque un impegno maggiore non tanto dell’Italia che fa già il massimo, ma di altri Paesi che finora hanno contribuito con un numero esiguo di militari alla missione. «Nei miei colloqui dei giorni scorsi con il segretario della Difesa Usa, Robert Gates – ha puntualizzato – avevo auspicato che la richiesta del comandante di Isaf di avere più truppe venisse ascoltato e vedo che alcuni Paesi (come Albania e Slovacchia), quelli che avevano meno militari impegnati, si stanno muovendo in questa direzione. Questa può essere la strada giusta».

«Lo sforzo in Afghanistan – ha aggiunto – deve essere considerato fondamentale per tutti i Paesi della Nato ed anche per quelli extra Nato». Per una missione che rimane dunque in primo piano, ce ne è un’altra che sembra invece destinata ad un ridimensionamento. C’è, ha informato La Russa, «un’ipotesi di riduzione del contingente italiano impegnato in Libano e cederemo il comando della missione Unifil, anche se ancora non è stato deciso quando».