Bestemmia di Berlusconi: quanto ci costerà il perdono?

di Emiliano Condò
Pubblicato il 2 Ottobre 2010 - 17:51 OLTRE 6 MESI FA

Il fuoco lo ha aperto Famiglia Cristiana, parlando di “offesa a tutti i cattolici”. La mattina dopo si sono allineate altre due colonne della stampa vicina al Vaticano, il quotidiano dei Vescovi Avvenire e quello della Santa Sede “Osservatore Romano”.

L’orchidea di Silvio Berlusconi, quella che al maschile fa ‘orco qualcos’altro, è l’unica orchidea al mondo piena di spine.  La barzelletta con bestemmia, insomma, costa al premier diversi punti in simpatia da parte del mondo cattolico. Certo, la simpatia è una cosa e i voti sono un’altra, ma la frittata sembra fatta.

Non è solo la bestemmia in sè, il problema. E’ questione di ruolo e di luogo. Il presidente del Consiglio semplicemente non può, perché è il presidente del Consiglio. Non regge neppure la questione della privacy: Berlusconi era in un luogo pubblico, parlava ad alta voce, compiaciuto: si sarebbe incuriosito qualsiasi passante, figurarsi un giornalista munito di videocamera.

Nell’edizione di sabato l’Osservatore romano usa parole durissime, non dimentica neppure la barzelletta contro gli ebrei  e parla di ”deplorevoli battute” che offendono ”il sentimento dei credenti” e ”la memoria sacra dei sei milioni di vittime della Shoah”.

L’Avvenire non è da meno, anzi. Mentre l’Osservatore relega l’uscita del premier in un articolo di cronaca, il quotidiano dei vescovi mette il dito nella piaga e affonda con un editoriale del direttore Marco Tarquinio. L’attacco del pezzo dà l’idea delle braccia che cadono: ”Ci mancava solo la bestemmia dentro la barzelletta del presidente”, inizia Tarquinio.

Avvenire quindi denuncia la ”cultura della battuta a ogni costo che ha preso piede e fa brutta la nostra politica”, una cultura che ha una delle sue massime espressioni proprio nel presidente del Consiglio. ”Ma su ogni uomo delle istituzioni – prosegue l’editoriale – su ogni ministro e a maggior ragione sul capo del governo grava, inseorabile, un piu’ alto dovere di sobrieta’ e di rispetto. Per ciò che si rappresenta, per i sentimenti dei cittadini e per Colui che non va nominato invano”.

Insomma, passino le corna, passino le barzellette raccontate ai frati, passino, in un certo senso, persino le storie sulle escort, ma la bestemmia proprio no.

Quello di Berlusconi è uno scivolone di fronte al mondo cattolico che, in Italia, è elettoralmente decisivo. Certo, la memoria degli italiani per tante cose è labile ma quella del presidente bestemmiatore potrebbe essere un’icona che resta impressa un po’ di più.

Il presidente del Consiglio è però uomo dalle mille risorse: facile aspettarselo, magari già domani, in una chiesa ben affollata ad imboccare la strada che lo porta al confessionale più vicino. A caldo ha detto che la bestemmia non era “peccato ma solo una risata”. Ma questa, è una delle tante cose che gli italiani dimenticano. Dimenticano molto più facilmente di un’improbabile maschile di orchidea.

Chi non dimentica è la Chiesa, e la riconciliazione avrà un costo, soprattutto in tempi come questi in cui la Ue pensa ad una procedura d’infrazione contro l’Italia per aiuti di Stato proprio relativi ai bonus fiscali nei confronti della Chiesa Cattolica. Prima della barzelletta lo “scherzetto” ci costava due miliardi di sconto. Ma se Berlusconi non vuole rischiare l’accerchiamento qualcosina dovrà cederlo, c’è da scommettersi.

In ballo, di questioni sensibili, ce ne sono a iosa: dagli aiuti di stato alle questioni di bioetica. Chi vuole presentare il conto ha solo l’imbarazzo della scelta.