Casini o non Casini? Berlusconi preme per averlo nel governo, leghisti scettici. E intanto “punzecchiano” Fini…

Pubblicato il 23 Dicembre 2010 - 08:41 OLTRE 6 MESI FA

L’Udc di Pier Ferdinando Casini può essere la “scialuppa di salvataggio” per il governo: ma quest’idea, tanto cara a Silvio Berlusconi, non piace invece al suo più fedele alleato, il leader della Lega Umberto Bossi. Come ha spiegato Francesco Verderami in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, il premier e il Senatùr stanno tenendo due comportamenti diversi rispetto a un eventuale allargamento della maggioranza ai centristi.

Bossi, ha spiegato Verderami, “è convinto che il voto di fiducia sia servito solo per impedire che un altro premier possa gestire le elezioni. Nulla più”. Ma la maggioranza non è più solida come un tempo, almeno per quanto riguarda i conti in Aula e, alle spalle, c’è sempre lo “spettro” di un accordo tra l’Udc e il centrosinistra: “I numeri alla Camera impediscono qualsiasi agibilità politica a Pdl e Lega, anzi li ingabbiano nella logica dei «governi di minoranza», garantendo a Casini la golden share: perché con l’offensiva del dialogo il capo dei centristi da un lato rende complicata la strada delle urne, e dall’altro rafforza la sua leadership nel terzo polo, in vista – magari – di un’alleanza elettorale con il Pd. Questo è il convincimento di Berlusconi, che D’Alema abbia offerto a Casini Palazzo Chigi prenotandosi il Quirinale, secondo lo schema caro all’ex segretario dei Ds: l’accordo Dc-Pci”.

La Lega punta invece su un’altra strategia, sottolinea Verderami, per questo ha formalizzato la richiesta di un dibattito a Montecitorio sul ruolo di Fini. Sarebbe questo un modo per sondare la “fedeltà” di Casini: “Già la scorsa settimana il capogruppo del Carroccio Reguzzoni aveva anticipato agli alleati del Pdl che avrebbe chiesto un dibattito in Aula sul «ruolo e l’imparzialità» del presidente della Camera. Dopo che l’inquilino di Montecitorio ha ribadito pubblicamente di non volersi dimettere, la Lega ha reagito per non dare l’idea del silenzio assenso, per tenere sotto pressione il leader del Fli, schiacciarne l’immagine sulle forze di opposizione, e soprattutto verificare le reali intenzioni di Casini”.

Anche a Berlusconi piacerebbe sapere cosa ha in mente per davvero Casini e infatti, scrive Verderami, dopo l’incontro con Bossi, ha chiamato il leader centrista “per saggiarne il polso”. Un corteggiamento che ha, secondo Verderami, un “obiettivo chiaro”: “Portare a compimento la «caccia grossa» tra i futuristi – affidata all’ex finiano Moffa – e dopo aver ingrossato le file della maggioranza, premere sull’Udc, separarla da Fini e farla rientrare a pieno titolo nel centrodestra, minacciando altrimenti le elezioni”. Sarebbe stato proprio il numero uno dell’Udc a rimandare la questione a gennaio.

In realtà anche Berlusconi non avrebbe sciolto le riserve sulla strada migliore da seguire, e per questo ha rinviato la questione a dopo Natale: “È il tempo che serve a Berlusconi per capire se il tempo gioca a suo favore o contro. Se non ha ancora deciso è perché non ha ancora calcolato benefici e rischi. Nella sua mente aleggia infatti il fantasma della trappola, il sospetto che Fini abbia stretto un’intesa con i magistrati per impedire al Parlamento di varare norme simili al legittimo impedimento, qualora la Consulta bocciasse l’attuale legge: se così fosse il processo sul caso Mills potrebbe arrivare a sentenza nel giro di tre mesi, con effetti devastanti sul quadro politico”.