Dai festini a Putin, da D’Alema a Calipari: i files di Wikileaks sull’Italia

Pubblicato il 28 Dicembre 2010 - 09:05 OLTRE 6 MESI FA

DLa punta dell’iceberg:  sono 2.947 i file in possesso di Wikileks che riguardano cablogrammi trasmessi dalle sedi diplomatiche statunitensi in Italia: 2.890 da Roma, 10 da Firenze, 38 da Milano, 19 da Napoli, la gran parte dei quali concentrata nel decennio 2000-2010. Solo una manciata, di tutti questi documenti è però  stata pubblicata da Wikileaks. Ecco in sintesi quelli che hanno destato maggiore attenzione.

BERLUSCONI, LE FESTE E L’AMICO PUTIN “Ipotesi tangenti sul gas russo”, “inclinazione ai festini”, Vladimir Putin grande amico, “imperdibili” le sue feste in dacia, Dmitri Medvedv invece e’ “solo un apprendista”. I dispacci dall’ambasciata Usa sono quelli siglati da Ronald Spogli (2005-2009) e il successore David Thorne o dai vari responsabili della sede diplomatica. “Esponenti della maggioranza di centrodestra e dell’opposizione del Pd credono che Berlusconi e i suoi amici stiano approfittando personalmente e in modo generoso dei tanti accordi intercorsi tra L’Italia e la Russia”, scrive a inizio 2009 Spogli: “L’ambasciatore georgiano a Roma ci ha detto che il suo governo crede che Putin abbia promesso a Berlusconi una percentuale dei profitti che vengono da ogni gasdotto costruito da Gazprom, in collaborazione con l’Eni”. Il premier poi e’ “stanco”, il fatto che il Cavaliere ‘faccia tanto tardi la notte, e l’inclinazione ai festini implicano che non si riposa abbastanza”. E’ “fisicamente e politicamente debole”, afferma Thorne, convinto che il governo italiano prema per “aiutare Mediaset” contro Sky. “E’ uno schema familiare: Berlusconi e Mediaset hanno usato il potere di governo in questo modo sin dai tempi di Bettino Craxi”. Palazzo Chigi smentisce tutto, si tratta di falsita’, interpretazioni grossolane.

D’ALEMA CONTRO LA MAGISTRATURA I file di Wikileaks non risparmiano il centro-sinistra: “Sebbene la magistratura italiana sia tradizionalmente considerata orientata a sinistra, l’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha detto lo scorso hanno all’ambasciatore (Usa, ndr) che la magistratura e’ la piu’ grande minaccia allo Stato italiano”, scrive Spogli nel 2008. L’esponente del Pd, presidente del Copasir, replica che si tratta di un giudizio “abnorme”, “mai pronunciato”. Spogli “ha frainteso”.

CALIPARI, L’AMBULANZA E MARRACINO Nicola Calipari, il funzionario del Sismi ucciso nel 2005 a Baghdad mentre portava in salvo Giuliana Sgrena, ricorre in tutte e tre le pubblicazioni di Wikileaks. Il rapporto italiano sulla vicenda era costruito ”specificatamente” ad evitare ulteriori inchieste, e il governo Berlusconi voleva “lasciarsi alle spalle” la questione. Dai dispacci spunta poi quel giorno a Baghdad ci furono violenti scontri, diverse vetture vennero colpite ai posti di blocco, anche un’altra Toyota bianca, con un bilancio di diversi tra morti e feriti. Gli Iraq WarLogs di Wikileaks, che fotografano lunghi mesi di violenti scontri bellici che non risparmiano gli italiani, riaprono anche le ferite dell’episodio dell’ambulanza, colpita a Nassiriya dal fuoco italiano, quattro i civili uccisi – due donne, una partoriente – da cui non partivano spari contro i militari italiani. Salvatore Marracino poi, il militare italiano morto nel corso di una esercitazione il 15 marzo 2005 in Iraq, “colpito accidentalmente”.

ENI, GAZPROM, UGANDA E VENEZUELA “L’Eni spesso appare dettare la politica energetica del governo italiano”, si legge in un cable del gennaio 2010. ”La visione dell’Eni sulla situazione energetica europea era in modo preoccupante simile a quella di Gazprom e del Cremlino”, aveva anticipato Spogli. Il gigante petrolifero italiano inoltre, che aveva “‘3 miliardi di dollari” investiti in Iran, “1,7 dei quali gia’ rientrati”, avrebbe “corrotto due ministri ugandesi” per portare a termine “l’accordo con Heritage” in Uganda per lo sfruttamento dei pozzi, scrive l’ambasciatore Usa a Kempala. Spunta poi l’ultimatum, “si tratta di prendere o lasciare, io posso prendere il mio aereo e andarmene”, lanciato dall’ad di Eni, Paolo Scaroni, a un ministro venezuelano su una concessione nell’Orinoco. Eni smentisce tutto, e annuncia il mandato ai propri legali per avviare le azioni a tutela della propria immagine e reputazione.