Bossi il “mediatore”: Berlusconi lo manda da Fini per tentare di ricucire lo strappo. Ma il voto anticipato è dietro l’angolo

Pubblicato il 10 Novembre 2010 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi smette i panni del “secessionista ribelle” e si traveste da mediatore: proprio al leader della Lega Nord è affidato l’estremo tentativo di ricucitura con Gianfranco Fini. Il Senatùr incontrerà il presidente della Camera l’11 novembre per vedere se ci sono degli “spiragli” per evitare la crisi di governo. Anche se l’imboscata tesa dai finiani alla Camera (gli esponenti di Fli hanno votato per tre volte insieme all’opposizione sul Trattato di amicizia tra Italia e Libia, e il governo è andato sotto in tutte e tre le votazioni) è più di un campanello d’allarme per la maggioranza.

Eppure, come ha spiegato Massimo Franco sul Corriere della Sera, la scelta del ministro delle Riforme è “paradossale e insieme inevitabile”: “Paradossale, perché il presidente della Camera aveva deciso di picconare il governo per contrastare lo strapotere dell’«asse del Nord». Invece si trova costretto a riconoscere al capo della Lega una centralità che contraddice la sua strategia. Ma il colloquio di domani è anche inevitabile, perché entrambi, e il premier con loro, debbono dimostrare all’elettorato che non vogliono il voto; e perché la Lega ha in mano il destino di Berlusconi“.

In realtà le speranze di ottenere un “patto di legislatura” da Fini sono ridotte al lumicino: lo ha dimostrato il voto di Montecitorio e lo dimostra anche l’intesa sempre crescente tra il presidente della Camera e il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, come ha ribadito, sempre sul Corriere, Paola Di Caro.

E allora quali sono gli scenari possibili? Italo Bocchino, portavoce di Fli, ha detto chiaramente che se “Berlusconi non si dimette la delegazione finiana presente nel governo sarà ritirata entro pochi giorni”. Ovvero, Bocchino, ha ribadito le condizioni dettate dal suo “capo” a Bastia Umbra.

Le tre possibilità in ballo sono: primo, governo tecnico che traghetti il Paese verso le elezioni anticipate. Secondo, una maggioranza di transizione che escluda Lega e Pdl e modifichi la legge elettorale. Terzo, elezioni anticipate con l’attuale governo e senza modifica del sistema elettorale.

Secondo Franco, “se regge l’asse fra Berlusconi e Bossi, l’ultima prospettiva è la più verosimile. Il ruolo di paciere che il capo dei lumbard si è ritagliato non la contraddice: semmai aggiunge variabili che sembrano diversivi tattici. Ma il tempo sta diventando un fattore chiave. I cultori di storia parlamentare ricordano che da molti anni, ormai, non si apre una crisi con la Finanziaria da approvare”.

E in questo senso le parole del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha invitato ad una rapida approvazione della Finanziaria, suonano come una boccata d’ossigeno per l’esecutivo. E ha ricacciato indietro i “sogni di governissimo” da parte dell’opposizione.

Massimo D’Alema e Walter Veltroni una volta tanto si sono trovati d’accordo, come ha raccontato un’altra giornalista del Corriere, Maria Teresa Meli: si allontana il governo tecnico, si avvicinano le elezioni anticipate. E il segretario del Pd, Bersani, teme che questa eventualità possa favorire il “terzo polo” di Fini e Casini.