La faccia cupa di Berlusconi sui “sacrifici inevitabili”

Pubblicato il 26 Maggio 2010 - 18:59| Aggiornato il 2 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Chiamato a “metterci la faccia”, Silvio Berlusconi ci ha messo una faccia cupa. Leggeva un testo il presidente del Consiglio, lo leggeva senza sorrisi e senza quell’oratoria allegra che tanto ama. Leggeva e non produceva immagini, solo cifre. Con avvertenze per l’uso. Prima: quanto succede, spesa pubblica compresa, è colpa degli altri, “governi consociativi” del lontano passato, governi della sinistra nel passato recente. Quindi quanto succede è “inevitabile” ma non va messo in conto al governo, anzi ai governi Berlusconi. Tanto per essere chiari, “la manovra l’ha chiesta l’Europa”. Allontana la responsabilità del “calice”, il premier ha spiegato che è meno “amaro” di quanto sembra, anzi di quanto raccontano i giornali. Niente tasse. E, se la manovra tocca i pubblici dipendenti, è perchè questi “costano di più dei privati e hanno la garanzia del posto di lavoro”. Spiega Berlusconi che ai pensionati si chiede solo di “lavorare pochi mesi in più”, che a Regioni e Comuni si chiede solo “minori spese improduttive”. E che ai “disertori fiscali” si chiede ora qualcosa ma che poi verranno messi in riga dal federalismo fiscale, lo stesso federalismo che risanerà i bilanci degli Enti locali.

Comunque l’argomento principe di Berlusconi è che “si riduce lo Stato”. Solo lo Stato che è altra cosa dal portafoglio dei cittadini. Questa distinzione secondo Berlusconi deve rassicurare. Poi la parola “sacrifici” il premier la pronuncia, sia pure a denti stretti. “Sacrifici inevitabili”, ma minori di quanto sarebbero stati necessari se Berlusconi non avesse fin qui governato. Tra i “sacrifici” anche quello della “tracciabilità dei pagamenti”, spiegato dal premier come il limite e divieto a girare con “in tasca più di dieci milioni di lire in contanti”. Messa così, quasi un fastidio evitato per non  avere il portafoglio troppo gonfio. Breve, sintetico, finito dopo dieci minuti. Non è il solito Berlusconi che si avvinghia al microfono, che parla e affabula per un’ora almeno. E’ un Berlusconi che vuole togliersi il dente, il dente di una manovra e soprattutto di una comunicazione al paese. Eccola la comunicazione, con le sue parole: “Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità”. L’ha detto, confidando nell’ennesimo miracolo: che nessuno se ne accorga davvero e ne tragga soprattutto le conseguenze.