“Brucia” la Casa di Montecarlo, Pdl: “Fini dimettiti”. Fli: “Si dimetta il premier”

Pubblicato il 27 Gennaio 2011 - 20:29 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini

ROMA – Nel videomessaggio di qualche mese fa, il presidente della Camera Gianfranco Fini lo aveva promesso: “Se venisse provato che la casa di Montecarlo è di Giancarlo Tulliani mi dimetterò”. E oggi, il Pdl presenta il conto.

L’offensiva “ufficiale” arriva poco prima delle otto di sera, con un comunicato:  ”Dica Fini se intende tenere fede alla sua promessa di dimissioni: la casa è del cognato. La prova ora c’è. Il nodo è politico. Ci dica se intende mantenere l’impegno a dimettersi o rinnegarlo. In tal caso sarà ancora più evidente il suo ruolo di parte incompatibile con l’alta funzione che ricopre”.

Ma la nota è solo l’esito finale di una giornata fatta di veleni e accuse incrociate. Una giornata che inizia di buon’ora in Senato, quando il ministro degli Esteri Franco Frattini, in Senato, risponde ad un’interrogazione parlamentare presentata del Pdl. Frattini legge un comunicato in un’aula semideserta: l’opposizione è già uscita per protesta sia contro il ministro che svolgerebbe un ruolo “improprio” sia contro il presidente Schifani, che ha calendarizzato l’interrogazione a tempo di record. Il ministro dice esattamente quello che tutti si aspettano: la casa è di Tulliani e la prova arriva dal governo di Antigua.

La cosa non è priva di strascichi. Nel pomeriggio un esponente di Fli denuncia il ministro: “E’ abuso di potere”, sostiene l’accusa. La denuncia è corroborata da una conferenza stampa che arriva poco dopo. A parlare è il finiano dalla lingua più tagliente, Italo Bocchino. E i toni non sono sobri: “C’è un dossieraggio contro Fini, Berlusconi è il mandante e Lavitola il manovale”. Quanto a Frattini, aggiunge Bocchino, “presto si dovrà difendere al tribunale dei ministri”.

Il Pdl, però, insiste nel chiedere le dimissioni del presidente della Camera. Berlusconi, insomma, esce dall’angolo e ricorda che la miglior difesa è l’attacco. Se si parla un po’ anche di Tulliani, in fondo, si parlerà un po’ meno di Ruby. Forse.