Ddl Zan, Vaticano impugna il Concordato: non vuol parlare d’omofobia nelle sue scuole. “Rimodulazioni” in vista

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Giugno 2021 - 20:01 OLTRE 6 MESI FA
Ddl Zan Vaticano Concordato

Ddl Zan, Vaticano agita Concordato contro la legge (Ansa)

Ddl Zan, Vaticano impugna il Concordato. Nemmeno per aborto e divorzio la Santa Sede aveva impugnato le norme concordatarie per contrastare l’iter parlamentare di una legge che disapprova. 

L’intervento del Vaticano suscita lo sconcerto di chi ne denuncia l’intollerabile ingerenza negli affari di un paese straniero, chi il mancato pagamento delle tasse in Italia, chi più genericamente un rapporto problematico con i temi Lgbt

Ddl Zan, Vaticano impugna il Concordato

Fatto sta che la discussione mette in imbarazzo il Pd, perno della maggioranza che sostiene il provvedimento. I più vicini alla sensibilità cattolica non possono rispondere “fatti i fatti tuoi” al papa. Ma anche i liberali non necessariamente anticlericali possono approfittare di un supplemento di dibattito. In gioco la libertà: di espressione, di insegnamento. E l’obbligo di non scrivere male le leggi.

I fautori del disegno di legge Zan non ci stanno, hanno fin troppo dovuto spiegare che nessun vincolo alla libertà d’espressione viene dal decreto, che si limita all’hate speech, cioè ai discorsi o alle frasi che incitano all’odio. 

Ma le scuole cattoliche, ad esempio, non vogliono celebrare negli istituti che dirigono la giornata contro l’omofobia. Per gli educatori cattolici la famiglia è quella formata da un uomo e una donna. Come si fa? E’ davvero così chiaro nel testo il modo con cui ci si comporta in queste circostanze?

E per quanto si vogliano lamentare l’intransigenza clericale o gli equilibrismi Pd, si deve riconoscere che la legge è impantanata in Senato.

Il Concordato, agitato dal Vaticano, suggerisce forse la necessità di provvedimenti di più alto rango costituzionale. E, mentre minaccia con una nota spedita informalmente al ministro degli Esteri, il Vaticano si affretta ufficialmente a rassicurare. Bandito il verbo  “bloccare”, si fa preferire il più incoraggiante “rimodulare”. Insomma, è il Papa a dire oggi “vietato vietare”. Riparliamone, aggiustiamo, anzi, “rimoduliamo” gli articoli.

I dieci articoli del ddl Zan

Sono dieci gli articoli previsti dal ddl Zan per contrastare omotransfobia e non solo. L’argomento è divisivo e addirittura all’interno della comunità Lgtb le posizioni non sono unanimi. Contrarie le femministe più radicali sulla definizione di identità di genere. Il 28 aprile scorso entra nel dibattito anche la conferenza Episcopale italiana e chiede di non toccare la differenza tra uomo e donna e nemmeno la famiglia, ma sul resto si dice pronta al dialogo.

Così mentre per mesi va avanti la melina a palazzo Madama e il centrosinistra la scorsa settimana ha dichiarato di essere pronto a portare in Aula il ddl entro luglio, scende in campo pubblicamente il Vaticano.

Le contestazioni del Vaticano, la nota “informale”

La segreteria di Stato, nella persona di monsignor Paul Richard Gallagher, chiede, in una nota consegnata all’ambasciata italiana presso la santa Sede, di modificare lo Zan perché “violerebbe alcuni accordi previsti nel Concordato”.

I timori della Chiesa è che “alcuni contenuti attuali della proposta legislativa “riducano la libertà garantita alla Chiesa dall’articolo 2 dell’accordo di revisione de Concordato”.

Il centrodestra tende subito una mano, ha chiesto l’acquisizione immediata del documento in commissione. Letta dichiara:”Disponibili al dialogo, pronti a guardare i nodi giuridici”. Salvini vuole incontrarlo, Letta, anche domani.  

Sotto la lente del Vaticano è l’articolo 7 del ddl che non esenterebbe le scuole private dal celebrare la Giornata nazionale contro l’omofobia che verrebbe istituita per il 7 maggio.

Inoltre la comunità cattolica teme di non essere più libera di esprimere le proprie opinioni. Ad esempio un sacerdote parlando di famiglia nel corso di un’omelia potrebbe andare in contrasto con quanto prescritto dal provvedimento, ma si temono problemi anche nella didattica.

A finire nell’occhio del ciclone in questo caso è l’articolo 4 del provvedimento, quello sulla libertà di espressione che lascerebbe, secondo i cattolici, ad alcuni la possibilità di esprimere la propria posizione sulla natura dell’omosessualità ed ad altri l’impossibilità di farlo.

Giovanni Maria Flick: “Basterebbe integrare la legge Mancino”

Lo stesso rilievo è stato fatto in sede giuridica. Giovanni Maria Flick in audizione è intervenuto sull’articolo 1 che definisce il significato delle parole: sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. Sono definizioni – ha detto – “che finiscono per confondere, sarebbe più agevole introdurre il concetto di sesso in tutte le sue forme e manifestazioni”.

L’ex guardasigilli ritiene invece “doveroso” integrare la legge Mancino (art.5) seguendo lo schema della Costituzione che prevede: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’.

Il ddl modifica anche gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale estendendo (art. 2 e 3) ai reati di discriminazione basati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità” oltre ai previsti motivi “razziali, etnici, religiosi o di nazionalità”.