Da pm a imputato, De Magistris su Facebook: “Mi vogliono alla sbarra”

Pubblicato il 14 Gennaio 2011 - 11:44 OLTRE 6 MESI FA

Luigi De Magistris

L’eurodeputato dell’Italia dei Valori Luigi De Magistris ha reso noto su Facebook che c’è una richiesta di rinvio a giudizio avanzata nei suoi confronti dalla Procura di Roma “in base all’accusa di abuso di ufficio, nello specifico per aver acquisito i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza averne richiesto autorizzazione preventiva alla Camera”.

I tabulati telefonici furono acquisiti da De Magistris nell’ambito dell’inchiesta Why Not, sui presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria. Nell’inchiesta, avviata da De Magistris all’epoca in cui era pm a Catanzaro e poi avocata dalla Procura generale, furono coinvolti anche Romano Prodi e Clemente Mastella, ma le loro posizioni sono state poi archiviate.

Nella richiesta di archiviazione per Prodi i magistrati della Procura generale avevano evidenziato che dagli accertamenti compiuti dal Ros era emerso che il consulente di De Magistris, Gioacchino Genchi, aveva ”elaborato i tabulati di traffico telefonico di utenze riconducibili al Senato, alla Camera, alla Presidenza del Consiglio, a Ministri, alla Direzione nazionale antimafia, a direzioni di partiti politici, ad amministratori comunali e finanche a numerazioni private di magistrati”.

De Magistris, sempre su Facebook spiega che andrà in tribunale:  “Davanti ai giudici mi difenderò, con una disposizione d’animo assolutamente serena perché sono certo della correttezza del mio operato e perché credo nella giustizia”.

L’eurodeputato si dice sicuro di provare che il reato contestato “non ha nessun fondamento di verità”. Secondo l’ex pm di Catanzaro, “c’è però un paradosso che non posso fare a meno di sottolineare: questo procedimento a mio carico nasce da segnalazioni presentate da chi è attualmente imputato per corruzione in atti giudiziari ai miei danni, cioè per avermi sottratto illecitamente le indagini di cui ero titolare”. Per de Magistris, “permane comunque l’amarezza, di ex pm e di cittadino”.

“Ho pagato e pago, infatti, un prezzo salatissimo per aver svolto inchieste – spiega – che hanno intaccato il potere nella sua accezione più vasta (da quello politico a quello economico, dalla massoneria ai cda delle società miste pubblico-private, compresi spezzoni di magistratura, servizi segreti e forze dell’ordine deviati). Allora mi sono state sottratte le inchieste illecitamente e sono stato bersaglio di una serie interminabile di procedimenti disciplinari, penali, amministrativi e civili dai quali sono sempre uscito indenne, ma che mi hanno costretto a lasciare la toga”.

“Adesso, invece, – conclude De Magistris – devo rispondere di quanto compiuto nel mio ruolo di magistrato, sempre in piena coscienza professionale e di uomo. Con l’unica soddisfazione di vedere, oggi, rinviati a giudizio dalla magistratura di Salerno coloro che ieri, dall’interno della politica e dell’autorità giudiziaria, mi scipparono le indagini in modo illegittimo”.