Di Pietro a 20 anni da Mani Pulite: “L’arrivo di Berlusconi non è colpa mia”

Pubblicato il 16 Febbraio 2012 - 20:48 OLTRE 6 MESI FA

MILANO – A 20 anni dall'avvio dell'inchiesta Mani pulite (partita il 17 febbraio 1992) Antonio Di Pietro fa un bilancio di quell'uragano che porto' alla fine della prima Repubblica per dire che ''quel che e' venuto dopo non ha preso lezione''.

Per ripetere che l'inchiesta non e' stata politica ma giudiziaria perche' ''in materia di giustizia non esistono destra e sinistra ma il partito delle manette e delle mazzette''.

Per dire no alle rivisitazioni storiche e mettere un punto fisso. ''L'arrivo di Berlusconi – ha sottolineato alla presentazione del libro 'Eutanasia di un potere' di Marco Damilano – non e' colpa mia''. ''E' colpa di quelli – ha aggiunto – che quando noi abbiamo certificato una malattia hanno curato noi'' e non la malattia, cioe' i mali della prima Repubblica.

''Non rimpiango la prima Repubblica – ha detto Di Pietro – ma la seconda e' ancora peggio''. Ed e' per questo che, secondo l'assessore al Bilancio di Milano Bruno Tabacci, ''questa politica meritava di essere commissariata'' con l'arrivo di Mario Monti.

Nel faccia a faccia fra i due c'e' stato tempo per un accenno alla legge elettorale da cambiare, di possibili alleanze (che allarghino ma non sostituiscano, ha avvertito Di Pietro, quella immortalata nella foto di Vasto con Di Pietro, il leader di Sel Nichi Vendola e il segretario del Pd Pier Luigi Bersani).

Ma il primo argomento è stato Mani pulite e la sua storia che Di Pietro difende anche in tribunale. ''Ho ancora in corso – ha rivelato – 170-180 processi per mantenere la storia vera'' contro chi vorrebbe riscriverla. ''Fu un'inchiesta giudiziaria – ha concluso – portata avanti nell'eterna lotta fra guardie e ladri''.