Dpcm per Draghi: aprire e stangare. Sci, vicolo senza uscita

di Lucio Fero
Pubblicato il 15 Febbraio 2021 - 09:00 OLTRE 6 MESI FA
Dpcm per Draghi: aprire e stangare. Sci, vicolo senza uscita

Dpcm per Draghi: aprire e stangare. Sci, vicolo senza uscita (Foto d’archivio ansa)

Dpcm per Draghi, di sole due parole: aprire e stangare. Ci vorrebbe un Dpcm così per le settimane che verranno dal 5 marzo in poi, giorno in cui scade il Dpcm che vige. Aprire, riaprire ciò che è formalmente chiuso. Anche se non c’è motivo sanitario valido per riaprire, anzi contagio è più che vivo e lotta contro di noi.

Aprire perché la diga dei divieti e limitazioni diventa ogni giorno più porosa, aprire perché il tener chiuso rischia grosso di esser teorico. Aprire perché la frontiera del chiuso non tiene più.

Ristoranti in zona arancione che aprono e gente che li affolla

L’esempio palese della diga che sta cedendo è nella realtà dei ristoranti che in Liguria tornata arancione aprono lo stesso e vengono riempiti, affollati da clienti. Non è solo inosservanza delle regole anti contagio, è stanchezza di massa verso l’auto tutela. Occorre prenderne atto, è un dato della realtà.

La pubblica opinione, la gente o comunque la si voglia chiamare, non tollera, non arriva neanche ad accettare di pensare che la pandemia, questa come le altre, sia  questione poliennale. La gente, molti, moltissimi,  comunque quanto basta ed avanza si è assuefatta alle centinaia e centinaia di morti al giorno, assuefatta alle migliaia e migliaia di contagiati al giorno.

La gente dopo un anno considera normale numeri alti della pandemia, li vive come numeri bassi e tollerabili. Così è, lo attesta la quotidianeità dei giorni italiani.

Rallenta non il contagio ma il rispetto delle regole anti contagio

Di conseguenza quel che rallenta non è il contagio ma il rispetto delle norme anti contagio. Rallenta e si sfilaccia: nei ristoranti, nei bar, sui bus, nei negozi, nelle case. Lo stare alle misure anti contagio è sempre più praticato in modo formale. Mascherina a mezz’asta e distanziamento se capita. Quindi aprire è un prendere atto del possibile, tener chiuso comincia ad essere una pianificazione dell’impossibile.

Dpcm Draghi: e stangare. Non multa, non chiusura temporanea

Allora arrendersi, un Dpcm per la resa al contagio? No, un Dpcm che parli al paese altro linguaggio, che intervenga sulla stanchezza e inosservanza di massa. Un Dpcm che dica: si apre. E si stanga per davvero chi al ristorante non mette i tavoli a distanza, chi sulle piste di sci dice 30 per cento di capienza massima e poi ne infila più che può in funivia, chi consente nel suo bar che una mezza dozzina si affolli al bancone, chi prende prenotazioni per tavolate, chi organizza bevute di gruppo…

Aprire e contemporaneamente mandare ispezioni e controlli. Già lo si fa, ma con indulgenza vicina all’inutilità. Una multa da 400 euro o 24 ore di chiusura per un ristorante o un pub non sono un deterrente a trasgredire, non c’è gara tra il vantaggio dell’avvicinare tavoli e  coperti e la multa. Al trasgressore individuato va comminata qualcosa come la sospensione per mesi della licenza di esercizio. E tali misure rapidamente applicate vanno rese pubbliche e pubblicamente difese. Aprire ma non liberi tutti. Aprire ripristinando un principio di autorità e coniugandola col principio di realtà.

Dpcm Draghi per…pasticcio storto dello sci

Cosa che non è avvenuta con lo sci e l’uso turistico e commerciale della montagna. Era abbastanza evidente già settimane fa che non vi fossero le condizioni epidemiche e sanitarie per aprire. La politica che indulge alla bugia non ha voluto vedere, accettare, comunicare la realtà. Si sono fissate date teoriche di riapertura, teoriche perché senza raccordo con la realtà epidemica. Si è annunciata la riapertura mescolando il rinviare e l’accontentare.

Poche ore prima della riapertura annunciata di piste e impianti di risalita (e vasto indotto) la constatazione dell’ovvio: quantità e velocità del contagio dicono che montagna e sci aperti il contagio lo culleranno e lo faranno crescere. Ma l’ovvio diventa ufficialmente visibile troppo tardi e nel peggiore dei modi. Gestori degli impianti erano non solo pronti, hanno anche speso e investito, non solo energie per adeguarsi, almeno in teoria, alle aperture con misure anti contagio.

Un pasticcio storto, un vicolo senza uscita: la salute pubblica sconsiglia riapertura montagna, la salute sociale sconsiglia tenerle chiuse. Ora ci vorrebbe un Dpcm che dicesse: sciate, ma al primo che fa un magheggio sul numero chiuso degli ski pass l’impianto, il suo impianto lo si chiude e lo si riapre a ferragosto. E senza ristori. Un Dpcm per…Draghi.