Elezioni Brescia, 3 sfide al voto: la holding, la Chiesa, l'”ansia da declino”

Pubblicato il 24 Maggio 2013 - 11:40 OLTRE 6 MESI FA

BRESCIA – Non solo per il sindaco, la sfida elettorale di Brescia si gioca su altri tre nodi. Il prossimo inquilino di palazzo della Loggia infatti avrà il controllo anche di una estesa holding municipale, guiderà una città cruciale per il mondo cattolico, sarà a capo di una classe dirigente che dovrà accompagnare per 5 anni una città afflitta da una “sindrome del declino”. Spiega Il Corriere della Sera:

Chi governa palazzo della Loggia infatti tiene in pugno le leve di una estesa holding municipale che comprende, alla pari con Palazzo Marino, il 27% di A2A (prima azienda in Italia nel settore dei rifiuti), e poi la società che gestisce la nuovissima metropolitana leggera automatica, e ancora parcheggi, mercato ortofrutticolo, la Centrale del latte e perfino un’azienda che produce sistemi di movimentazione dei rifiuti urbani. C’è una seconda sfida tutta interna al mondo cattolico, per intestarsi la leadership politica della città di Paolo VI, culla del cattolicesimo democratico e dell’Ulivo (auspice Martinazzoli), patria delle case editrici conciliari. Infine — terzo snodo — dalle urne uscirà la classe dirigente chiamata a risollevare le sorti di una città afflitta dalla sindrome del declino, con alcuni centri decisionali emigrati a Milano (A2A), Bergamo (Ubi Banca) e Verona (aeroporto), ma che coltiva sussulti d’orgoglio grazie al riconoscimento Unesco, ai fasti della Mille Miglia, alla modernità del metrò inaugurato due mesi fa dopo dieci anni di lavori.

In città una campagna elettorale low cost e con pochi colpi bassi non ha mosso passioni travolgenti. I partiti si presentano all’appuntamento con le vele sgonfie. Il Pdl rimpiange ancora la decisione di Berlusconi di tenere proprio a Brescia il suo primo comizio di piazza dopo la condanna in appello per i diritti tv: le contestazioni che l’hanno accompagnato e le polemiche che l’hanno seguito hanno raffreddato le tiepide aperture dell’elettorato moderato. Il Pd è alle prese con i problemi nazionali, la Lega pigliatutto nelle giunte e nei Cda non intercetta più il voto di protesta. Il voto grillino, che pure qui ha dato agli stellati ben quattro deputati e il capogruppo del Senato Vito Crimi, non ha certo a Brescia una sua roccaforte (16% di consensi alle politiche contro il 25% nazionale). Qui, nella sua ultima apparizione in un parco periferico ma affollato, Grillo ha ammesso che incassare 4 o 5 consiglieri sarebbe già un ottimo risultato. E così a contendersi l’elezione a sindaco sono gli stessi protagonisti di cinque anni fa. Da un lato il sindaco uscente Adriano Paroli, avvocato di 51 anni, alle spalle 4 legislature da deputato del Pdl: esponente di Cl defilato rispetto all’ortodossia formigoniana, sostenuto da Pdl, Lega, Udc, Fratelli d’Italia e cinque liste minori. A contrastarlo c’è di nuovo Emilio Del Bono, avvocato di 47 anni, tre legislature alla Camera per Ppi e Margherita, sostenuto dal Pd e cinque liste civiche: sconfitto nel 2008 (51% contro 35%, partita chiusa al primo turno) ha rilegittimato la candidatura con cinque anni di opposizione in Consiglio e una vittoria schiacciante (68%) alle primarie di aprile.