Elezioni: Carfagna e Zaia da record, Fitto, Brunetta e Castelli bocciati

Pubblicato il 31 Marzo 2010 - 10:00 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro Mara Carfagna

Il centrodestra ha sostanzialmente vinto le ultime elezioni regionali e amministrative, aggiudicandosi sei regioni, sulle tredici in palio, le quattro province – L’Aquila, Viterbo, Imperia e Caserta – e due città capoluogo, Chieti e Andria (tre comuni sono andati al centrosinistra e quattro al ballottaggio).

Ma gli esponenti del Pdl con importanti incarichi di governo come sono andati?

I grandi sconfitti sono stati Renato Brunetta, Roberto Castelli e Raffaele Fitto.

A Venezia il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha ammesso la sconfitta. Il suo 42,6% non è bastato rispetto al suo rivale di centrosinistra Giorgio Orsoni che, con il 51,1%, è diventato sindaco già al primo turno. «Ho telefonato a Orsoni per congratularmi. Se avessi avuto i voti della Lega che ha avuto Zaia, avrei vinto al primo turno» ha commentato Brunetta. L’unica amarezza, spiega, è stato il calo della Lega: «Proprio qui a Venezia, nello stesso giorno in cui si è votato per le regionali, la Lega ha perso 8 punti su 19: se io avessi avuto gli stessi voti della Lega che ha avuto Zaia avrei vinto al primo turno». Brunetta ha detto che non si candiderà più nella città lagunare dopo due sconfitte: la prima nel 2000 al ballottaggio contro Paolo Costa e oggi, a distanza di 10 anni, contro Orsoni.

A Lecco c’è stato un risultato in controtendenza rispetto alla regione Lombardia dove ha vinto il centrodestra: Roberto Castelli, vice ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti ed esponente di punta della Lega Nord, ha perso la sfida per la poltrona di primo cittadino. Il nuovo sindaco è Virginio Brivio, che ha ottenuto al primo turno il 50,2% dei consensi, distanziando nettamente il vice ministro dei Trasporti del governo Berlusconi che si è fermato al 44,2%. «I lecchesi erano evidentemente troppo scontenti dell’amministrazione uscente – ha detto Castelli – E forse sono stato penalizzato dall’avere annunciato che non avrei rinunciato all’incarico nel governo. Ma penso che sia stato giusto essere onesto con gli elettori».

E cosa dire della crisi pugliese del Pdl dopo la vittoria del centrosinistra con Nichi Vendola? Il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, principale sponsor della candidatura di Rocco Palese alla presidenza della Regione, si è dimesso assumendo su di sé le conseguenze della sconfitta di una strategia avversata da molti nel suo stesso partito ma da lui caparbiamente imposta. Strategia che aveva prodotto come effetto immediato la spaccatura dell’area di centrodestra, con la candidatura della senatrice ex An Adriana Poli Bortone (Io Sud) che ha corso per la presidenza da sola sostenuta dall’Udc ottenendo l’8,7% dei voti.

Ma non ci sono state solo brutte sorprese per gli esponenti del Governo dopo le elezioni. Gran successo per Mara Carfagna e Luca Zaia.

La candidata più votata d’Italia è stata Mara Carfagna. Con 56mila preferenze, il ministro delle Pari Opportunità ha conquistato il record di consigliere regionale più votato d’Italia, da quando esiste il Tatarellum. Con 21mila voti a Napoli, ha battuto anche il record di Silvio Berlusconi, che nella città partenopea aveva toccato le 11mila preferenze. Oltre a lei nella compagine del Pdl risultano eletti anche Alessandra Mussolini e Fulvio Martuscello. Tuttavia la Carfagna ha puntualizzato subito di voler restare a Roma: «Escludo il mio impegno alla Regione e come candidato sindaco per le Comunali di Napoli. Se fosse stato il mio impegno avrei accettato la candidatura a presidente della Regione, più volte fattami». Il ministro ha anche toccato il caso Mastella: «Sandra Lonardo? Non ho letto le carte ma da quello che sento è vittima di persecuzione giudiziaria. Credo ci sia una sproporzione della misura rispetto a eventuali responsabilità».

Il ministro dell’Agricoltura Luca Zaia, leghista, ha trionfato in Veneto, aggiudicandosi la poltrona da governatore. Il trionfo della Lega in Veneto sta tutto in tre cifre: il 60 per cento dei voti a Zaia, il 36 per cento di preferenze al Carroccio e le 1000 bottiglie di prosecco tenute al fresco per festeggiare. Al quartier generale dei padani non hanno mai avuto dubbi, l’unica incertezza riguardava il peso della vittoria. Non lo dicono, ma l’asticella era proprio al 60 per cento, anche se tutta questa messe di voti non farà scattare il premio di maggioranza per il centrodestra nel nuovo consiglio regionale veneto, perché la maggioranza è già lautamente garantita. Ed è sancita la grande avanzata della Lega, primo partito nella regione con un secco 10 per cento di vantaggio su un Pdl incerottato.