Enrico Letta, l’amarezza: “Renzi voleva il mio posto, durerà sei mesi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Febbraio 2014 - 20:46 OLTRE 6 MESI FA
Enrico Letta

Enrico Letta

ROMA – Ha sempre voluto quel posto a palazzo Chigi, il suo. Enrico Letta, del discorso di Renzi, non ha apprezzato soprattutto il passaggio sulla “palude”. Soprattutto, è il suo ragionamento con i suoi riportato dall’agenzia Agi, Renzi durerà sei mesi al governo, strapazzato da Berlusconi.

“Non si tratta di un giorno in più o in meno, anche oggi si è capito che Matteo Renzi ha sempre voluto prendere il mio posto”. Parlando con i suoi Enrico Letta si lascia andare all’amarezza. L’ex vicesegretario del Pd non abbandonerà il suo partito, non fonderà una formazione di centro. Di sicuro non correrà per le Europee né per le prossime primarie del Partito democratico, ma – ha sostenuto con i parlamentari che lo hanno sentito – indosserà i panni sempre dell’uomo delle istituzioni.

A Renzi Letta rimprovera – sempre secondo fonti parlamentari – l’ossessione del potere, il cinismo di aver da sempre, a suo dire, mirato alla poltrona del governo. Chiaramente, viene fatto osservare dai deputati lettiani che non hanno partecipato al voto nella Direzione del pd, non c’è un giudizio positivo sull’operato di Renzi, ma ciò che ha più fatto irritare il presidente del Consiglio dimissionario è quel riferimento del sindaco di Firenze alla palude. “Io sono stato nella palude per colpa del Pd”. C’è naturalmente la convinzione di aver fatto bene e di aver salvato il Paese, portandolo da un segno meno ad un segno più e il rammarico di non aver potuto ‘raccogliere’ quanto seminato. Ma la consapevolezza è che un esecutivo Renzi, qualora riesca a nascere, possa durare sei mesi, legato ai ‘desiderata’ di Berlusconi che, questa le tesi sempre secondo fonti parlamentari, potrebbe in ogni momento staccare la spina, ritrovando un accordo con Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini, e trasportare il paese al voto.

Ancora mercoledì sera nella sede del governo si intravedeva la possibilità di ‘resistere’, ma giovedì mattina sono stati decisivi i colloqui con i capigruppo del Pd di Camera e Senato, Roberto Speranza e Luigi Zanda, con il braccio destro di Renzi, Lorenzo Guerini e – riferiscono sempre fonti parlamentari – con il Capo dello Stato. Colloqui con gli esponenti del Pd molto rapidi. Non ho nulla da dire, ha ripetuto loro. La volontà, quindi, è quella di non accettare alcun incarico, di mantenere quel ‘low profile’ che non prevede personalismi. Dieci mesi passati sull’ottovolante, con una situazione economica gravissima ma soprattutto con una maggioranza instabile: durante il suo viaggio a New York per partecipare all’assemblea dell’Onu il ‘tradimento’ di Silvio Berlusconi che invitò la delegazione del Pdl a minacciare le dimissioni da parlamentare. Ha poi assistito al ‘divorzio’ tra Berlusconi e Alfano, puntando su una nuova maggioranza, senza Forza Italia. Infine l’ultimo terremoto politico, con i continui attacchi di Renzi e poi di tutto il Pd ad un governo definito una palude. Quasi trecento giorni al comando. Domani, dopo il Cdm, l’addio.