Cosa accadrà col federalismo fiscale? Ecco le prime direttive

Pubblicato il 13 Maggio 2010 - 16:52 OLTRE 6 MESI FA

Le spese relative ai beni trasferiti dallo Stato alle autonomie con il federalismo fiscale non peseranno ai fini del patto di stabilità interno. E’ quanto prevede la bozza di parere sul primo dei decreti attuativi della riforma federale all’esame della commissione bicamerale per il federalismo.

Nel testo si prevede infatti che “alle procedure di spesa relative ai beni trasferiti ai sensi delle disposizioni del decreto non si applicano i vincoli relativi al rispetto del patto di stabilità interno, per un importo corrispondente alle spese già sostenute dallo Stato per la gestione del bene trasferito”.

L’importo, si legge sempre nella bozza di parere, verrà determinato con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Economia.

“Al fine di evitare possibili indesiderabili duplicazioni di spesa – si legge ancora nel testo – sia specificato che il ministro dell’Economia e delle Finanze è autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio per la riduzione degli stanziamenti dei capitoli di spesa interessati”.

Entro un anno trasferimento dei beni alla Difesa. Entro un anno dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo sul federalismo demaniale con decreto della presidenza del Consiglio dei ministri, previa intesa con la Conferenza Unificata, vanno individuati e “attribuiti” i beni in uso al ministero della Difesa che possono essere trasferiti a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni che li richiedono.

Beni trasferiti dal centro alla periferia ogni due anni. I trasferimenti di beni dallo Stato alle autonomie con il federalismo fiscale, avvengano a “cadenza periodica”, con nuove attribuzioni almeno ogni due anni. E’ quanto si suggerisce nella bozza di parere della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale.

“Si inserisca – si legge nel testo – nel corpo dello schema di decreto un nuovo articolo volto a definire una procedura di ulteriore attribuzione dei beni a cadenza periodica, prevedendo in particolare che a decorrere dal primo gennaio del secondo anno successivo alla data di entrata in vigore del decreto, con uno o più decreti del presidente del Consiglio dei ministri, da adottarsi ogni due anni su proposta del ministro dell’Economia, di concerto con il ministro per le riforme, quello per gli Affari Regionali e gli altri ministeri competenti, su richiesta di regioni ed enti locali possono essere attribuiti ulteriori beni eventualmente resisi disponibili per ulteriori trasferimenti.

I Palazzi della Camera e del Senato rimangono statali. Montecitorio e Palazzo Madama restano beni dello Stato. E’ quanto si specifica nella bozza di parere della commissione bicamerale per il federalismo fiscale messa a punto dai relatori Marco Causi (Pd) e Massimo Corsaro (Pdl).

Nel testo si integra la parte del decreto legislativo che esclude “in ogni caso” il trasferimento dei beni “costituenti la dotazione della presidenza della Repubblica” anche “i beni in uso a qualsiasi titolo al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati e alla Corte Costituzionale, nonché quelli in uso a qualsiasi titolo agli organi di rilevanza costituzionale”.

Po e Laga di Garda restano statali. Fiumi e laghi come il Po o il Lago di Garda che attraversano più regioni restano in capo allo Stato. E’ quanto viene previsto nella bozza di parere della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale messo a punto dai relatori Marco Causi (Pd) e Massimo Corsaro (Pdl) e che verrà votato mercoledì prossimo. Nel parere si suggerisce infatti di escludere i beni del demanio idrico “di ambito sovra regionale” da quelli trasferibili.