Feltri contro Napolitano: “Preferisce il ribaltone al popolo”

Pubblicato il 15 Agosto 2010 - 10:52 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Feltri

Non c’è solo Gianfranco Fini tra gli obiettivi politici scelti dal direttore del Giornale Vittorio Feltri nel giorno di Ferragosto.

Già dall’editoriale, dal titolo, “Lettera al presidente che preferisce i ribaltoni al popolo’ si capisce che il direttore ha qualcosa da dire al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Il presidente, in una seconda intervista al Corriere della Sera (”già un progresso rispetto all’Unità” precisa Feltri) ha spiegato che non esistono governi tecnici perché tutti i governi sono sostenuti da una maggioranza in Parlamento che dà loro la fiducia.

Ma anche se ”la Costituzione e’ sempre quella”, scrive Feltri, ”la prassi e’ cambiata” anche se forse ”il capo dello Stato che non si accorge di tante cose, non si e’ accorto neppure di questo”. Visto che ”l’ambizione di Fini è quella di far fuori il premier, possibilmente per sempre”, presto si porrà il problema del voto anticipato o della ricerca di altre soluzioni.

E ”Napolitano – per il direttore del Giornale – non intende sciogliere il Parlamento prima di aver provato a sostituire Berlusconi e la sua maggioranza con una ammucchiata” che ha ”come comune denominatore l’antiberlusconismo”, tradendo la volontà del popolo che ”sulla scheda elettorale mette la croce anche sul nome del candidato premier”. Così facendo ”si renderebbe responsabile di un atto legittimo sul piano formale, perché la nostra è una democrazia costituzionalmente parlamentare, ma lesivo della sovranità popolare”.

Il Paese, dice infine Feltri, ha sicuramente bisogno di risposte ai problemi”, ma anche ”di un Quirinale al di sopra delle parti e che consideri minacce anche quelle dei finiani, quando promettono rivelazioni sul patrimonio del premier se il Giornale seguitasse a occuparsi di Fini”, perché il fatto che ”si sia assunto l’onere di un patrocinio d’ufficio del presidente della Camera” ma non abbia protetto il premier” dimostra che ”in realta’ il Quirinale distingue ”tra istituzione e istituzione”.