Franco Marini in “pole” per il Quirinale?

Pubblicato il 8 Aprile 2013 - 10:15 OLTRE 6 MESI FA
franco marini

Franco Marini quando era più giovane

Nella corsa alla poltrona top in Italia, quella di Presidente della Repubblica, sta emergendo il nome di Franco Marini, “il cattolico che piace anche nell’entourage del segretario” del Pd, Pierluigi Bersani, secondo la definizione della Stampa di Torino.

Franco Marini, abruzzese, ha un passato da sindacalista nella Cisl, di cui è stato segretario generale dopo Pierre Carniti, e un trascorso istituzionale come Presidente del Senato.

Secondo Fabio Martini,

“a dieci giorni dall’inizio della scalata al Colle, c’è un uomo solo al comando, il suo nome è Franco Marini. Dopo una settimana di sondaggi informalissimi con lo staff di Silvio Berlusconi, nel ristretto entourage di Pier Luigi Bersani si sono fatti un’idea precisa. Marini è il migliore dei candidati possibili per diversi motivi interni al Partito Democratico e per uno esterno”.

 

Cattolico (ha un peso per la regola non scritta della alternanza al Quirinale fra laici e cttolici e dopo il doppio blitz a Camera e Senato con Presidenti fortemente connotati a sinistra)

“è fortemente appoggiato [nel Pd] dall’area dei [gerarchi di provenienza del partito dei] Popolari (Franceschini, Letta, Fioroni, Bindi), […] tra i grandi elettori parlamentari del Pd, Marini è meno osteggiato rispetto a quello che resta il candidato più prestigioso dell’area democratica, Giuliano Amato”.

Inoltre Franco Marini

“non è sgradito a Berlusconi. Lo hanno capito gli sherpa di Bersani (Maurizio Migliavacca e Vasco Errani) che si sono parlati con gli uomini di fiducia di Silvio Berlusconi”.

L’articolo riferisce che

“nella memoria di Marini non si è mai cancellato il ricordo di quanto gli disse il Cavaliere il 4 febbraio del 2008”.

L’episodio ha un sapore un po’ patetico e fa dubitare del buon giudizio rimasto all’ottantenne (li compie il 9 aprile) perché uno che crede alla parola di un politico, e in particolare alla parola di Berlusconi, proprio del tutto non sembra esserci.

A Marini, cui, dopo la caduta del secondo governo Prodi, era stato affidato un incarico esplorativo da Giorgio Napolitano, per verificare se fosse possibile far nascere un governo per completare la legislatura. Berlusconi, nel negare il suo appoggio, si congedò con queste parole, che l’articolo riporta: «Caro Presidente, mi spiace non potere appoggiare il suo tentativo, ma d’altra parte noi non possiamo mettere a rischio una vittoria elettorale sicura. Ma le assicuro che ci ricorderemo di questo suo sacrificio».

Credere a queste parole può solo farlo uno che non ha mai visto un film di Fantozzi, ma, sostiene Fabrio Martini,

“un ex ministro di Berlusconi [e anche ex sinistra Dc della corrente di Donat Cattin, come Marini], Gianfranco Rotondi è pronto scommettere: «Se la situazione resta quella di questi giorni, per Marini potrebbe riproporsi il “metodo Ciampi”: elezione alla prima votazione».

D’altra parte, avverte Martini,

“Marini sa quali siano le regole del gioco: Pd e Pdl eleggono assieme un Presidente soltanto se si trova una «quadra» sul futuro governo e sotto questo punto di vista non stanno maturando novità significative, nonostante il dialogo tra i due poli si stia normalizzando.

“Ecco perché dietro all’uomo solo al comando, nei contatti informalissimi tra le diplomazie si sono formati due gruppi di «inseguitori», pronti allo scatto laddove cambiasse il «percorso» per arrivare al traguardo. Il gruppo della «grande intesa» è guidato da Giuliano Amato, che qualche giorno fa, durante una lezione agli studenti del liceo Tasso di Roma, ha spiazzato tutti, parlando della Tav: «È legittimo chiedersi se il progetto in Val Susa abbia ancora senso, considerato che i flussi di merci si sono spostati e non si muovono più lungo la direttrice Barcellona Lione Torino come si pensava vent’anni fa».

Per la serie: Parigi val bene una Messa, i principi sono un optional.

L’elenco di Fabio Martini prosegue con Massimo D’Alema e Luciano Violante, “candidati molto quotati nel Palazzo ma deboli nei sondaggi professionali e sul web”, seguiti dal

“gruppo degli outsider, che potrebbero scattare nel caso in cui il surplace dovesse prolungarsi: Emma Bonino, Romano Prodi, Stefano Rodotà, che invece sono tutti molto competitivi e in modo costante nei veri tipi di sondaggio”.