“Gabanelli tr…”: Marco Monari del Pd Emilia-Romagna si autosospende

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Novembre 2014 - 16:52 OLTRE 6 MESI FA
"Gabanelli tr...": Marco Monari del Pd Emilia-Romagna si autosospende

“Gabanelli tr…”: Marco Monari del Pd Emilia-Romagna si autosospende

BOLOGNA – Disse “Gabanelli troia”: si è autosospeso “per il bene del partito” Marco Monari, ex capogruppo del Pd alla regione Emilia Romagna, che un anno fa si era dimesso dall’incarico di capo dei consiglieri pd perché indagato per le “Spese pazze” fatte da lui e altri colleghi di tutti i partiti con i fondi regionali.

È stato il consigliere M5S Andrea Defranceschi a registrare, di nascosto, Monari mentre diceva queste parole in una riunione con gli altri consiglieri il 1° ottobre 2012, quando era ancora capogruppo del Pd, e ce l’aveva con i giornalisti che seguivano la cronaca politica regionale:

“Quelle teste di minchia che sono qua sotto, che sono i servi della gleba di un’altra casta molto più potente della nostra”. E poi ancora: “Io guardare Report? Con quella troia della Gabanelli! Appena la vedo mi viene l’orchite“. “Ma loro (i giornalisti, ndr) non lo sanno”, continuava Monari, “sono pagati in nero, 8 euro a pezzo, darebbero via le chiappe pur di firmare perché pensano legittimamente, son tutti ragazze e ragazzi giovani, a una prospettiva di carriera quindi a loro li perdono. A chi li strumentalizza purtroppo no, ma io non sono Beppe Grillo, non ho un microfono e un palco, non lo riesco a dire, lo dico qua”.

Scrive David Marceddu sul Fatto quotidiano:

Il dialogo avviene in un momento delicato. Al settimo piano dei palazzi di viale Aldo Moro il clima è da bunker sotto assedio. In molti tra i presenti sono già stati interrogati. Altri di lì a poco incontreranno gli inquirenti: “Alle tre devo andare in caserma dalla Guardia di finanza, ragazzi”, dice uno dei capigruppo. Marco Monari, che si sarebbe dimesso dal ruolo un anno dopo, quando uscirono le prime notizie su cene e trasferte in alberghi e ristoranti di lusso, è uno di quelli che parla di più durante la riunione. E torna spesso sul tema giornalisti: “Non sono neanche Berlusconi, perché se fossi Berlusconi con cinque reti andrei tutte le sere in televisione a dire che quelli della carta stampata sono delle teste di cazzo“.

Il primo ottobre 2012 c’è una seconda riunione. I microfoni ufficiali sono ancora spenti. Niente verbali. Ma Defranceschi registra ancora: “Io cercavo di guardare la Domenica sportiva, ma mia moglie diceva: ‘No guardiamo’…”, racconta l’allora capogruppo Pd non sapendo di essere registrato. A questo punto si sente la voce di Defranceschi: “Come, invece di guardare Report?“. E Monari gli risponde: “Report, con quella troia della Gabanelli! Appena la vedo mi viene l’orchite. No io volevo vedere Gilardino, ma mica me l’hanno fatta vedere”.

Poi si entra nel merito delle spese contestate dalla magistratura, che in quelle settimane fece sequestrare interi furgoni di faldoni pieni di scontrini e fatture: “Ora, tutto quello che è stato fatto fino adesso è difficile da spiegare”, dice Monari. L’allora presidente dell’Assemblea legislativa e oggi deputato Matteo Richetti (anche lui indagato nell’inchiesta), mette subito le cose in chiaro dal suo punto di vista: “Non nascondiamoci… la parte più critica delle spese ce l’abbiamo proprio su questo: pranzi, cene e rimborsi chilometrici”. Ancora Monari, il 26 settembre ragiona coi colleghi sul fatto che ogni loro rimborso è tracciato: “Perché c’è lo scontrino al gruppo ragazzi, c’è! C’è, cioè è inutile che ci guardiamo con le facce beote eccetera, c’è! C’è, c’è lo scontrino del Pub, c’è lo scontrino del panino… c’è lo scontrino”. Infine Monari ragiona sulla impossibilità di gestire da parte sua le spese di 25 colleghi di partito (in 18 sono indagati del Pd): “Non posso sapere che cazzo fanno 25 consiglieri regionali dalla mattina alla sera in giro per l’Emilia Romagna, non lo posso sapere e soprattutto non lo voglio sapere“.

Monari, dopo la pubblicazione della registrazione, si è scusato con i giornalisti:

“Chiedo scusa ai giornalisti per le frasi infelici a loro riferite: si è trattato di parole inqualificabilmente carpite in un contesto informale. Era un periodo di fortissima pressione emotiva sono concetti che non penso, né ho mai pensato, della categoria e dei professionisti con cui ho vissuto in rapporto per tanti mesi e per tanti anni. Chiedo scusa e mi dispiace”.

Poi ha deciso di autosospendersi dal Pd, ma resta consigliere regionale con tutti i compensi previsti e, al termine della legislatura anticipata (si vota domenica), avrà diritto a far maturare ancora il vitalizio che percepirà a 60 anni (li compirà tra poco più di sei anni, in gennaio). Gli basterà versare i contributi per pochi mesi, fino a quello che sarebbe stato il termine naturale della legislatura nella primavera del 2015, per poter percepire a suo tempo il vitalizio che spetta a chi è stato consigliere regionale per dieci anni.

Il Pd è atteso domenica da un importante passaggio elettorale, le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale in Emilia Romagna e in Calabria. Elezioni anticipate in entrambi i casi: nel caso emiliano, sono dovute alle dimissioni di Vasco Errani, presidente della Regione dal 1999 al 2014 e condannato per l’8 luglio scorso per un finanziamento di un milione di euro arrivato dall’Emilia Romagna alla coop gestita dal fratello.