Grandi manovre di Casini tra Berlusconi e la sinistra, mentre Bossi…

Pubblicato il 8 Novembre 2009 - 18:12 OLTRE 6 MESI FA

Lo schieramento di destra è in fibrillazione.

Sta crescendo l’astro di Casini e della sua Udc, affidata al timone dell’abilissimo Cesa. Casini e Cesa la giocano da grandi, facendo la tela mulino tra destra e sinistra, puntando su tutti i tavoli, portando a casa intanto tutto quel che possono in termini di posizioni di potere e di sottogoverno.

La schermaglia tra Pdl e Lega su chi governerà il Veneto continua, anche se Berlusconi non si espone. In privato promette la presidenza dell perla del nord est a Bossi, ma poi manda avanti il sempre più fido La Russa, per far capire a Bossi e ai suoi che nel partito non tira una buona aria.

Si prepara a dire a Bossi: per me, nessun problema, ma con i miei è quasi impossibile farcela. Per questa volta accontentati del Piemonte. Col piccolo dettaglio che il Piemonte è tutt’altro che sicuro per la destra.

Un po’ come quando Napoleone III (oggi nei panni di Berlusconi) isse a Massimiliano d’Austria: meriti di diventare imperatore, a te il Messico, vai e conquista; e il povero Massimiliano finì contro un muro davanti al plotone d’esecuzione, mentre una voce gorgogliante cantava “la paloma” (vedasi film). Bossi, anche se dice che i friulani sono di origine celtica, sciocchezza sesquipedale l’avrebbe definita Gianni Brera, la storia la sa e non solo non canta la paloma, ma soprattutto vuole un territorio sicuro, non si fida di Berlusconi.

Così fa minacciare da Maroni: voteremo con la sinistra sui fondi per le forze dell’ordine. Con il che mette in moto un meccanismo pericoloso, dando fiato al Sap, il sindacato di polizia, che crede di avere trovato una sponda nella maggioranza. Per questo Berlusconi sta trafficando da un po’ con Casini. A dire il vero gli aveva già sporto la mano a marzo, nell’euforia della fusione per incorporazione di An in Forza Italia, con nuova ragione sociale, Popolo delle libertà.

All’epoca però Casini aveva fatto il duro. Era venuto il guaio di Noemi, con il conseguente scivolamento di voti cattolici da Berlusconi a Casini C’era stata la tormenta di Patrizia, con davvero brutti momenti nei rapporti tra Berlusconi e l’episcopato italiano.

Intanto Cesa si muoveva su un piano più operativamente politico con la sinistra a livello regionale. Poi è cominciato l’altro tormentone, quello della presidenza del Veneto. Bossi aveva sentito la debolezza di Berlusconi e gli aveva strappato la promessa. Ma Berlusconi, si sa, è poco incline a mantenere quel che promette e il partito, per quanto da lui ferramente, stalinianamente controllato, ha comunque una sua vita propria e quella concessione non l’ha gradita.

Berlusconi però sa bene che Bossi ha le qualità e la capacità per mandarlo a gambe all’aria e lo teme. Non gli resta che una strada, quella di rendersi autonomo da Bossi. Riaffiora la teoria dei due forni di Andreotti, che all’epoca l’aveva elaborata proprio per tenere in scacco i socialisti amici di Berlusconi.

Il commento di Radio Blitz

E la storia non lascia nulla di impunito su questa terra. Così chi di Craxi ha ferito, di Bossi rischia di perire. Ma Berlusconi, in fatto di abilità politica, non ha nulla da invidiare a Andreotti e così ha cercato di correre ai ripari. I tempi per Berlusconi erano maturi per stringere con Casini.

C’è stato venerdì un primo incontro, dopo mesi di insulti e male parole, tra Berlusconi Casini, un incontro ufficiale a Palazzo Grazioli, senza i vetri fumée riservati alle escort. Casini è uscito dicendo: siamo più distanti di prima. Ma ha anche sottolineato che si era trattato di un primo incontro e facendo quindi intendere: poi si vedrà.

A confermare il poi si vedrà, domenica mattina, Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione pubblica e soprattutto fedelissima di Berlusconi, intervistata in tv da Maria Latella ha detto: “L’incontro tra Berlusconi e Casini è stato importante. Ci sono infatti tematiche relative alle scelte da compiere in Europa che possono essere di vantaggio per il Paese, c’è il tema della giustizia e quello delle elezioni regionali. Con l’Udc governiamo in molti territori, anche in Regione Lombardia e ci sono momenti di assonanza. La riapertura di un dialogo la vedo come un fatto positivo, un aiuto per stemperare i toni, che da troppo tempo sono di forte contrapposizione”.

Non c’è voluto molto perché parlasse Casini, ospite del Tg5: “C’è bisogno di una grande modernizzazione del Paese e c’è bisogno anche di una riforma della giustizia, mi chiedo perché Berlusconi abbia aspettato fino ad oggi a impostare un grande rinnovamento della giustizia che non sia penalizzante per qualcuno, che sia rispettosa di tutti, dell’autonomia dei magistrati in primis, ma che sia anche finalmente la risposta che i cittadini attendono”.

Accortamente Casini ha allargato lo sguardo a tutto lo schieramento politico, dicendo che misure anti-crisi, riforme costituzionali e giustizia sono i temi sui quali, maggioranza e opposizione dovrebbero cercare un accordo in Parlamento. Un accordo sarebbe necessario “prima di tutto sulla crisi economica”: “La crisi economica non è né di destra né di sinistra, le risposte probabilmente devono essere basate sul buonsenso più che sulla destra o sulla sinistra”.

“In secondo ordine sul tema della riforma istituzionale: ad esempio il bicameralismo va superato, va ridotto il numero dei parlamentari, bisogna restituire la possibilità di scelta ai cittadini con le preferenze, non è possibile una classe dirigente scelta dai capi e non dalla gente. E certamente anche sul tema della giustizia”.

Riguardo, infine, ai dati Ocse sulla ripresa italiana Casini sottolinea: “Sono contento ma non sono convinto, credo che la gente oggi stia soffrendo molto, le piccole e medie imprese stanno chiudendo a man bassa, molti perdono il posto di lavoro, e le famiglie hanno bisogno di ossigeno, perché oggi sono state i veri elementi di attenuazione della crisi, hanno aiutato chi perdeva il lavoro, le persone in difficoltà, ma oggi è lo stato che deve aiutare le famiglie”.

Perfetto esecutore anche lui della politica andreottiana dei due forni, Casini ha poi detto: “Sono abbastanza soddisfatto del discorso di Bersani, perché ha espresso disponibilità al confronto sulle riforme istituzionali e sulla giustizia. Non è possibile che l’opposizione si limiti a un cartello di no o che minacci a ogni pié sospinto l’Aventino. In Parlamento si sta anche dall’opposizione per fare battaglie politiche magari dure, ma collaborare lealmente perché c’é un interesse del Paese che viene prima dell’interesse delle parti politiche”.

E veniamo ai rapporti del partito di Casini e Cesa con il governo. Casini li definisce: “imperniati su una parola, lealtà ” ma poi precisa meglio il senso: “Lealtà nei confronti dei nostri elettori, che ci hanno collocato all’opposizione, lealtà nei confronti del Paese, che vuole una politica che esce dalle risse. Ognuno ha il suo ruolo, chi sta al governo ha avuto quel mandato, e deve governare il Paese, chi sta all’opposizione non può fare solo lo sfasciacarrozze”.

Questo che segue è un passaggio da leggere bene in controluce: “L’Udc va avanti da sola come ha detto ai propri elettori, perché noi siamo in Parlamento nonostante il PdL e nonostante il Pd. Laddove ci sono amministratori seri, per bene, con programmi che ci convincono, certamente non avremo paura di essere contaminati e lo faremo guardando in faccia i nostri elettori”.

A confermare il chiaro scuro delle parole di Casini, ecco una dichiarazione dell’Udc piemontese: “Nessuna trattativa è mai stata avviata dall’Udc né con il Pd piemontese, né con singoli suoi esponenti”. Il quotidiano La Stampa aveva pubblicato domenica mattina l’elenco, che l’Udc piemontese definisce “fantapolitica”, delle richieste che sarebbero state fatte dal partito per appoggiare il centrosinistra alle prossime elezioni regionali (vicepresidenza della futura giunta, due assessorati e due posti nel listino del presidente).

“Il partito regionale – afferma la nota dell’Udc – è assolutamente unito sulla linea di preservare l’identità dell’Udc e di considerare possibili alleanze solo previa discussione, senza pregiudiziali, su candidatura a presidente, coalizione e programmi”.

Lorenzo Cesa, al timone dell'Udc

“Se qualcuno nel Pd Piemontese pensa di dividerci o di intimidirci con calunnie sappia che la trattativa, per quanto ci riguarda, è finita prima di cominciare”. Difficile capire per uno non addentro alle segrete cose. Certo è però che una trattativa è in corso e che non si sono messi ancora d’accordo. Ce la farà Berlusconi, che in queste operazioni è bravissimo, a impedirlo?