Il Governo rinvia la stretta sulle lobby professionali: “Materia delicata”

Pubblicato il 6 Luglio 2013 - 14:31 OLTRE 6 MESI FA
Il Governo rinvia la stretta sulle lobby professionali

Enrico Letta (LaPresse)

ROMA — Sulle lobby professionali il governo non decide e blocca il disegno di legge: “Abbiamo fatto un inizio di discussione ma si tratta di materia molto delicata”, ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta.  Al momento è stato deciso di “affidare un approfondimento al ministro Enzo Moavero, una sorta di ricognizione comparata per garantire al provvedimento una logica di coerenza con gli altri Paesi europei”. Moavero “lavorerà per far sì che le indicazioni che seguiremo siano compatibili con la normativa nei Paesi Ue, oltre a quella che vige per il Parlamento europeo e per la Commissione europea”.

Spiega Dino Martirano sul Corriere della Sera che

La materia è davvero delicata. Perché mette insieme due esigenze. La prima è quella di far emergere con norme più stringenti l’attività dei lobbisti professionali. Sull’altro fronte, le associazioni dei lobbisti reclamano più trasparenza nella pubblica amministrazione spesso sensibile solo alle posizioni dominanti dei grandi gruppi. A febbraio del 2012, per esempio, quando fu varato il primo regolamento dell’attività di rappresentanza di interessi al ministero delle Politiche agricole e forestali, una grande e potente organizzazione agricola non ha gradito perché così anche i ‘piccoli’ vengono messi in condizione di fare lobbying”.

“Il testo del ddl, 12-13 articoli, è stato rimaneggiato e ancora non ha trovato una versione definitiva. Il Consiglio — durante il quale più di un ministro si è lamentato per non avere ricevuto in tempo il testo (o i testi) — era stato preceduto da almeno tre riunioni tra i capi del legislativo dei vari dicasteri. Tra i nodi da sciogliere c’è l’albo per i lobbisti (che alcuni vorrebbero fosse solo un elenco), i controlli affidati all’Antitrust (che altri vorrebbero di competenza della Civit), le diverse opzioni sul grado di trasparenza da imporre alla pubblica amministrazione, il tetto di 150 euro per regali e le «altre utilità» elargite dai lobbisti. Poi, brucia l’elenco accurato in cui, secondo uno dei testi elaborati, rientrano i «decisori pubblici» che non possono iscriversi all’albo (o elenco) dei lobbisti a meno non abbiano cessato l’incarico o il mandato da due anni: ‘Ministri, sottosegretari, parlamentari (e loro collaboratori) dirigenti dei ministeri, membri delle autorità, sindaci, consiglieri regionali, provinciali e comunali’. Un elenco che comprende anche i dipendenti pubblici, i giornalisti, i dirigenti dei partiti e dei sindacati”.

Per risolvere il conflitto tra decisori e lobbisti, il Governo si affida all’Europa

“Il governo spera di trovare in Europa il bandolo della matassa che per ora impedisce un rapporto codificato tra decisori e lobbisti. Ferpi e Assorel, due associazioni del settore pubbliche relazioni, in qualche modo certificano la divisione avvenuta nel governo: «Ci auguriamo che il testo in approvazione sia il più vicino possibile a quello elaborato dalla presidenza del Consiglio che, anticipando prassi e regole future, è stato oggetto di trasparente confronto». Per Claudio Velardi, lobbista ed ex capo dello staff di D’Alema a Palazzo Chigi, ‘il governo sta cercando una soluzione troppo complicata quando basterebbe adottare quella già sperimentata al ministero dell’Agricoltura”.

“Sul fronte delle polemiche tra governo e avvocati, il Guardasigilli Anna Maria Cancellieri ha risposto alla lettera del Consiglio nazionale forense a lei indirizzata e pubblicata sui quotidiani: ‘Il ministro ha parlato di lobby che bloccano le riforme, non di una lobby specifica. Né tantomeno di quella degli avvocati per il cui ruolo non ha mai avuto mancanza di rispetto'”.