Intercettazioni, Casini: “Voteremo no se non viene cambiato il testo”

Pubblicato il 9 Giugno 2010 - 11:36 OLTRE 6 MESI FA

Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini interviene sulla probabile approvazione del testo sulle intercettazioni: “Il Parlamento non rilascia timbri e spero che il governo non metta la fiducia” ma “é chiaro che il nostro voto è contrario”. “Questa legge così ancora non va e serve un dibattito ampio – dice Casini – per rafforzare il senso della legalità e il ruolo della stampa”.

Il leader del Pd Pier Luigi Bersani annuncia la sua battaglia in Senato: “Dobbiamo fare una battaglia con tutte le forze che abbiamo. La maggioranza non ha fatto alcuni correttivo e bisogna richiamare tutti alla coerenza. Che cosa ci ha trovato Fini di migliorato nel testo?”.

“Attenzione a fare a gara a chi fa più o meglio opposizione a Berlusconi perché questo non porta da nessuna parte. Serve un’unità non al vecchio modo, tutti assieme, ma su 2-3 concetti fondamentali dobbiamo attrezzarci perché siamo ad un momento di battaglia delicata. Bisogna tenere unita battaglia sociale e battaglia democratica – afferma ancora Bersani – perché Berlusconi ha avviato un meccanismo populista che ha fatto sì che in 15 anni si ha avuta la paralisi delle riforme. Solo restringimenti di spazi ma zero riforme”.

Sul testo intercettazioni è intervenuta anche la presidente del gruppo Pd anna Finocchiaro: “Se Fini si accontenta, avrà le sue ragioni, io no e non mi si venga a dire che questo testo è migliorato perché non è vero. Non chiedetemi poi se Napolitano firmerà: il presidente è abbastanza saggio per decidere da solo, senza che io dia suggerimenti di sorta”.

La presidente del gruppo Pd è pronta a chiedere ai suoi senatori opposizione a oltranza, con decine di interventi sugli ordini del giorno se oggi il governo ponesse la fiducia alla legge sulle intercettazioni. Ma sostiene che ormai “il danno è fatto”. In particolare, Anna Finocchiaro sostiene che il ragionamento politico dei finiani è diverso da quello del Pd: “Noi siamo partiti dalla necessità di avere una legge che evitasse il rischio che finissero sui giornali atti coperti dal segreto o non rilevanti ai fini delle indagini, oppure relativi alla privacy di soggetti addirittura estranei all’inchiesta”.