Accertamenti su Calderoli, “versione concordata per coprire Belsito”

Pubblicato il 13 Aprile 2012 - 09:33 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Calderoli (Foto LaPresse)

MILANO – Secondo ‘Il Corriere della Sera’, la magistratura che indaga sulla Lega Nord sta facendo degli accertamenti anche su Roberto Calderoli che, da alcune intercettazioni, avrebbe tentato di coprire Francesco Belsito e “insabbiare” lo scandalo. Come? Ad esempio concordando con l’avvocato di Belsito la versione da dare ai giornali per evitare risvolti giudiziari.

Secondo Fiorenza Sarzanini del ‘Corriere della sera’, in prima linea per “coprire” le magagne di Belsito ci sarebbero stati lo stesso Calderoli (che ora siede nel triumvirato del Carroccio), Piergiorgio Stiffoni e Giancarlo Giorgetti. Si legge sul ‘Corriere della Sera’: “Uno si fa dettare dall’avvocato di Belsito la linea pubblica da tenere, l’altro accetta di siglare un documento retrodatato per dimostrare la regolarità degli investimenti. Il terzo è indicato tra i partecipanti agli incontri con l’imprenditore Stefano Bonet, ora indagato per riciclaggio, che ha messo a disposizione i propri conti esteri”.

‘Il Corriere della Sera’ ricostruisce così le tappe dell’operazione “copertura”: è il 24 febbraio, lo scandalo dei soldi investiti in Tanzania, a Cipro e in Norvegia è ormai esploso. All’interno del Carroccio si cerca una soluzione. Annotano gli investigatori della Dia nella loro informativa: “Si registra una conversazione tra l’avvocato Scovazzi e l’onorevole Calderoli, il quale dovendo rilasciare una intervista al Secolo XIX concorda con il legale di Belsito gli argomenti da utilizzare per difendere lo stesso Belsito dagli articoli di stampa che lo attaccano”.

Tra gennaio e febbraio gli uomini di vertice della Lega si attivano per cercare una soluzione che salvi Belsito e dunque l’intero partito. Il 7 febbraio il tesoriere chiama Rosi Mauro. È scritto nell’informativa: “Belsito le riferiva che la sera precedente si era visto a cena con l’onorevole Piergiorgio Stiffoni, con il quale commentava la vicenda relativa al trasferimento dei soldi della Lega all’estero. In particolare Stiffoni esternava il timore che la vicenda in questione, qualora non gestita con le dovute cautele, avrebbe potuto scatenare un terremoto all’interno del Movimento pregiudizievole alla leadership di Bossi. Il timore appalesato dallo Stiffoni, a dire di Belsito, poteva essere evitato qualora i membri del comitato amministrativo (Stiffoni e Castelli) avessero firmato il documento mandatogli da Belsito inerente l’istituzione dei fondi. È evidente che il documento a cui faceva riferimento Belsito era l’autorizzazione affinché Belsito avesse potuto disporre l’operazione in essere. Rosi Mauro, riscontrando le difficoltà appalesate da Belsito lo consigliava di parlare del comportamento tenuto dai suddetti parlamentari, direttamente con Bossi”.

L’8 febbraio i due affrontano nuovamente la questione e “Belsito comunicava che era sua intenzione scrivere una lettera ai due parlamentari invitandoli a sottoscrivere “l’autentica delle firme””.