Legge “bavaglino”. Felice Casson: tribunale dove vive il querelante da cambiare

Pubblicato il 11 Ottobre 2014 - 15:10 OLTRE 6 MESI FA
Legge "bavaglino". Felice Casson: tribunale dove vive il querelante da cambiare

Felice Casson. Sulla Legge “bavaglino” dice: la norma che prevede la sede del tribunale dove vive il querelante è da cambiare

ROMA – Legge del “bavaglino” per i giornali, le tv e soprattutto internet. Felice Casson, senatore e ex relatore al Senato, dove la legge è in discussione, ha detto a Roberto Bertoni, che lo ha intervistato per il sito di art.21:

“L’aspetto positivo è che viene eliminata la possibilità del carcere per i giornalisti. Il problema fondamentale, quando si affronta questa materia, è che bisogna contemperare due diritti fondamentali: uno è quello della libertà di stampa, ossia il dovere dei giornalisti di informare e il diritto dei cittadini di essere informati, e l’altro è la tutela dell’onorabilità e della privacy delle persone e, quindi, va trovato quest’equilibrio.
“Seguendo le indicazioni dell’ONU, dell’OSCE e di altri organismi internazionali, credo che bisognerebbe accrescere la tutela della libertà di stampa, nel senso che bisognerebbe eliminare l’aspetto penale dall’ambito della diffamazione perché, se ci sono delle diffamazioni, queste vanno affrontate dal punto di vista civilistico, con un processo civile, una responsabilità civile ed un eventuale risarcimento del danno. Far intervenire la magistratura penale in questa materia, a mio modo di vedere, è assolutamente sbagliato”.
Prosegue Felice Casson:
“Il punto che viene messo in luce in questi giorni riguarda poi la libertà del web. Si tratta di un argomento molto delicato che andrebbe affrontato complessivamente perché è una materia diversa rispetto a quella della stampa, dei quotidiani o dei settimanali ordinari e avrebbe bisogno di normative speciali. Questo è l’aspetto sicuramente delicato che mette un po’ di fibrillazione nella discussione di questo disegno di legge.
Chiede Roberto  Bertoni: Uno dei problemi riguarda il foro di discussione che sarebbe quello del querelante. Quali controversie comporterebbe quest’aspetto dal punto di vista giuridico?
“Questo, più che dei problemi giuridici, comporta dei problemi di fatto. Pensiamo a cosa potrebbe accadere se un blogger di Agrigento venisse querelato da un signore veneto o piemontese o viceversa! Ci sarebbero, per dire, dei problemi sia nel trasferimento dei documenti sia nello svolgimento del diritto di difesa. È stata già proposta una normativa di carattere diverso: vediamo in sede di discussione politica e di presentazione degli emendamenti cosa accadrà. Certamente la questione va posta”.
Un altro problema riguarda il risarcimento pecuniario fino a sessantamila euro: una cifra che rischia di mettere in ginocchio un giovane giornalista o, peggio ancora, un free lance o un piccolo giornale.
“Porrei la questione sotto un altro punto di vista. Se ci sono dei danni specifici alle persone ed essi vengono confermati da una sentenza della magistratura, devono essere liquidati secondo le indicazioni fornite dalla Costituzione e dalla giurisprudenza.
Ben diverso, e questo sì preoccupante, è il problema delle querele e delle liti temerarie: sappiamo, infatti, che in determinate zone d’Italia i giornali di varie dimensioni, piccoli, medi e grandi, sono soggetti non solo alle intimidazioni perseguite dal Codice penale ma anche a quelle basate, per l’appunto, sulle querele temerarie.
Prendiamo un piccolo giornale: se gli viene chiesta una somma esorbitante, rischia di saltare, soprattutto nelle fasi preventive, quando cioè raccoglie dati e informazioni. Così facendo, quando comincia a scrivere, il giornalista sta molto attento per non rischiare di dover fare i conti con un processo penale o civile e, quindi, di dover iniziare tutta una trafila giudiziaria per potersi difendere.
Questo è già successo sia al Sud che al Nord.
Per stare all’attualità, parlando del Mose, ricordo richieste di risarcimento danni all’indirizzo di testate locali e nazionali assolutamente astronomiche, con un potere d’intimidazione molto rilevante. Vanno evitate queste situazioni. A tal proposito, abbiamo presentato degli emendamenti volti a bloccare, o quanto meno a frenare, queste querele e liti temerarie”.